Due chiacchiere con l'altro rappresentante del Severi, Marco Calabrese
- Perché hai deciso di candidarti?
"Diciamo che avvicinandomi ai comitati scolastici, agli altri rappresentanti d’istituto prima di me ho sentito quel bisogno di fare qualcosa, di sapere cosa succede e fare il possibile per cambiare ciò che non va. Naturalmente è un discorso, che in modo ideale, si può rapportare a qualunque parte della vita, io l’ho riscontrato nell’agire all’interno della scuola. L’officina della vita, mi piace pensare. Mi sono candidato, quindi, per cercare di sensibilizzare gli studenti a quello che gli accade intorno, per provare a farli sentire partecipi della collettività studentesca che risente degli attacchi delle riforme e dei governi. Mi piace dire che cerco di risvegliare in loro un certo tipo di rabbia che deve caratterizzare la coscienza critica prima di uno studente, poi, in futuro, di un cittadino. Se si impara a lottare per se e per gli altri a scuola, quando ne si esce, non si è totalmente impreparati a ciò che la vita e la società che noi stessi costruiamo ci pone dinanzi. Mi sono candidato per farli arrabbiare, per svegliarli da questo stato di sonno della coscienza ovattato dal divertimento e dalla assoluta dissolutezza."
- Quali sono i problemi della tua scuola?
"Il problema all’interno della nostra scuola è che siamo in un feudo. I poteri decisionali sono concentrati, i processi burocratici lenti, macchinosi e perlopiù oscuri, rendendo impossibile agli studenti capire cosa succede e come poter essere partecipi e protagonisti. Non ci sono soldi per i progetti, c’è una mal gestione dell’istituto. Abbiamo grandi potenzialità per tutte le attrezzature, gli spazi che abbiamo, ma sono gestiti male, come se non si volesse lasciare troppo le redini alla libertà creativa e d’espressione."
- Perché ti sei iscritto a questa scuola?
"Mi ci sono iscritto perché sembrava una bella scuola, anche perché non ero consapevole di quello che volevo fare. Ora mi rendo conto che le materie scientifiche sono lontane dalle mie inclinazioni. Il problema è che alle scuole medie ti fanno pensare che se non vai ad uno scientifico o ad un classico sei un nessuno, che non farai niente di importante. Ci vogliono tutti medici o ingegneri o economisti o avvocati, quindi se hai tempo per studiare vai al classico, se te la vuoi cavare vai allo scientifico, così hai più tempo per farti un’idea del futuro."
- Cosa farai dopo il liceo?
"Vorrei fare scienze della comunicazione a Fisciano. Vorrei scrivere nella vita e scrivere della vita."
- Hai delle passioni, degli hobby?
"Si, troppe! Vado in skateboard e mi interesso di politica. Mi piace leggere articoli, soprattutto testimonianze di ciò che succede nel mondo. Adoro il giornalismo partecipativo, quello che non ti spiega il fatto, te lo racconta, te lo lascia interpretare attraverso chi lo vive. Adoro la musica, otturo le memorie dei po’ di chili e chili di musica. Poi scrivo. Scrivo in continuazione. Pratico a livello agonistico la kickboxing ma questo mese mi sono fermato per concentrarmi sullo studio."
- Quali sono le tue materie preferite?
"Letteratura, storia, filosofia e storia dell’arte. La mia passione principale comunque è la mia ragazza, renderla felice."
- Cosa credi che dovrebbe fare la politica per i giovani?
"La politica dovrebbe renderli partecipi, anzi, la politica dovrebbe essere partecipe dei giovani. L’istituzione pubblica è lontana dalle persone, da quello che vivono realmente. Ormai oggi le persone pensano che la politica sia l’istituzione, le poltrone, i colletti bianchi, le carte, il parlamento: quella è solo la macchina. La benzina è l’interesse, la collettività, semplicemente il guardarsi intorno e parlare di quello che si ascolta delle persone. La politica è fatta dalle storie delle persone, dai loro problemi, dall’amore per il partecipare. Una cosa che cerco sempre di fare è fomentare un po’ di caos all’interno della scuola, più che altro per ottenere una riflessione: quello che succede dietro poltrone ed esecutivi, non potrà mai contrastare il volere di una numerosa collettività compatta. La paura è che si sfoci nella distruzione. Qui subentra la cultura, la consapevolezza che la forza di ribaltare il presente deve costruire il futuro, coscientemente. La politica dovrebbe quindi, promuovere la cultura, la capacità di pensiero. Dovrebbe far domande, non imporre risposte."
- Se non fossi in Italia dove ti piacerebbe vivere?
"Vorrei non avere un luogo fisso."
- Perché, secondo te, i tuoi coetanei ti hanno votato?
"Quello che spero è che sentano vicini a loro i miei ideali di cambiamento, la mia voglia di fare. Quel che so è che hanno visto in me, uno che si diverte, che non ha molta paura di alzare la voce con chi di dovere."
- Qual è il tuo personaggio (esistente o immaginario) a cui ti ispiri di più?
"Ghandi. Certo non credo di riuscire davvero a seguire i suoi precetti, ma amo le sue parole, amo ciò che ha fatto, è il tipo di spirito che io vorrei si rispecchiasse"
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