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Recensioni Brevi - Madame Bovary (1949)

31/05/2015

Regia - Vincente Minnelli
Durata - 114 minuti, b/n, Audio - Sonoro, Genere - Drammatico
Interpreti e personaggi: Jennifer Jones (Emma Bovary), James Mason (Gustave Flaubert), Van Heflin (Charles Bovary), Louis Jourdan (Rodolphe Boulanger), Christopher Kent (Lèon Dupuis).

Nel 1857 Flaubert in persona deve difendersi in tribunale dall’accusa di oscenità per aver pubblicato Madame Bovary e per farlo racconta la storia della sua eroina Emma che, sposato un mediocre medico di provincia, cerca di realizzare i propri sogni romantici. Si farà ingannare prima da Rodolphe Boulanger, poi da Léon Dupuis e infine, sotto la minaccia di uno scandalo finanziario, si suiciderà.
Al processo Flaubert viene assolto perché l’arte ha il diritto di rappresentare la realtà, ma nella rilettura di Minnelli è la fantasia a farla davvero da padrona.
Programmaticamente infedele allo spirito del romanzo francese.
Questa versione è tutta dalla parte della protagonista, quintessenza dell’eroina romantica la cui solitudine è raccontata come in un gioco di specchi, da quelli barocchi e dorati che riflettono il suo trionfo alla festa del marchese di Andervilliers a quello povero e spezzato nella camera di Léon.
L’idea di iniziare la storia con la ricostruzione del processo a Flaubert fu una trovata del produttore Pandro Berman che temeva le reazioni della censura di fronte a un film che poteva essere letto come elogio dell’adulterio e per la stessa ragione la troppo provocante Lana Turner fu sostituita nel ruolo della protagonista da Jennifer Jones.
Nel film di Minnelli la “scena”, liberamente ispirata al capitolo IX della prima parte di Madame Bovary , si svolge a Yonville e non a Tostes, come nel testo di Flaubert, e precede, contrariamente a ciò che succede nel romanzo, il ballo alla Vaubyessard.
Grazie all'espediente narrativo del processo, lo svolgimento della pellicola è basato sul "racconto" del romanzo da parte del suo autore.
C'è da dire però che la voce narrante interviene di rado.
Minnelli dipinge una Madame Bovary se possibile ancor più irritante e “ridicola” dell'originale, prendendosi più di qualche libertà narrativa e fornendo all'opera un tono da commedia in svariate situazioni (nell'ottima sequenza del ballo presso il marchese per esempio).
Da ricordare anche il monologo di Lheureux a casa Bovary.
Cosa rimane del romanzo di Flaubert?
Pochissimo se non l'inizio che ci porta nella scena del processo fatto allo scrittore per denuncia di oscenità, e solo questo rimane del libro.
Minnelli ne ha fatto un grosso melodramma, con un’attrice più che disposta ad un ruolo del genere e non certo ad un ruolo aspro come è in realtà quello della protagonista del romanzo.
Il film si sviluppa molto bene per quello che si è imposto di rappresentare in modo molto libero dal testo di Flaubert, per tale motivo doveva avere un altro titolo.

Emanuele Gallo - ExtraTime - - Vai alla Home

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