Durante il ciclo evolutivo del cinema d’oltre oceano molti autori hanno cercato di rappresentare in modo vincente il sogno americano. Sicuramente fra le varie storie, una delle più coraggiose e meno comprese è quella del cult ‘Scarface’, remake dell’omonima pellicola del 1932 di Howard Hawks, film del 1983 diretto da Brian De Palma.
Nel 1980 Fidel Castro ha appena concesso l’espatrio ai cubani, riuscendo così a risolvere anche il sovraffollamento nelle proprie prigioni. Nello stesso tempo in Florida, Tony Montana (Al Pacino) insieme al suo amico Manny (Steven Bauer) sono due immigrati cubani che, da semplici lavapiatti diventano trafficanti di droga milionari scalando velocemente l’avida società americana durante l’era politica di Reagan. Soldi, potere e una moglie (Michelle Pfeiffer) danno a Tony la sensazione di aver trovato i giusti equilibri. Questo delirio di onnipotenza però, in breve tempo, farà cadere il protagonista in un rapido quanto doloroso tracollo che lo porterà ad una dipendenza alle droghe seguita da un consequenziale stato di paranoia continua. Il sanguinoso finale è un paradosso voluto, dove il protagonista paga il prezzo di un’unica buona azione fatta con la propria vita.
De Palma decide di modernizzare la storia del 1932, spostandola ai suoi tempi e scegliendo di trasformare il mafioso italoamericano in un immigrato cubano che si fa largo a raffiche di mitra nel fiorente mercato della cocaina di Miami. Per sostenere il remake, il regista chiama a fare il protagonista Al Pacino, già canonizzato da ‘Il padrino’ di Coppola negli anni ‘70 nel ruolo di Michael Corleone. L’operazione rilancia dunque non solo sugli schemi classici del noir, che vengono aggiornati e amplificati, ma persino sul cinema anni ‘70 di Scorsese e Coppola che in un certo modo viene superato in violenza e stilizzazione.
Al Pacino, costruendo con la consueta meticolosità l’accento cubano e gli atteggiamenti antisociali di Tony Montana, aggiunge la potenza interpretativa della sua macchina attoriale alla solidità di questo curioso remake che del film originale conserva solo l’idea di descrivere l’ascesa e la caduta di un personaggio estremo nei suoi molti vizi e nelle sue poche virtù.
Il film fu criticato per il suo linguaggio, ritenuto dai molti estremamente sboccato e per l’eccessiva e degenerante violenza, invece di essere apprezzato per i suoi rilevanti riferimenti alla politica del periodo.
Lo sceneggiatore, Oliver Stone, così vuole denunciare una classe politica impotente, che preferisce la lotta contro la liberalizzazione delle droghe a discapito del problema vero, il crimine organizzato. A confermare questa tesi c’è un cruento finale del tutto diverso dal film del 1932, dove vediamo lo sfregiato perire per mano della mafia e non della polizia.
Senza bavaglio, senza freni ne peli sulla lingua. ‘Scarface’ rimane un’opera provocatoria, mirata a mostrare il lato oscuro del sogno americano.
Se vuoi essere tempestivamente aggiornato su quello che succede a Salerno e provincia, la pagina facebook di Misterstudent pubblica minuto per minuto notizie fresche sulla tua home.
Misterstudent è una testata giornalistica registrata - Registrazione del Tribunale di Salerno n.1910 del 25 ottobre 2011