Prima di iniziare la recensione vorrei sottolineare che mai come in questo caso vale la regola del ‘tempo’. Di questo film infatti ai tempi dell’uscita non si è scritto particolarmente bene e nemmeno gli Oscar o i Golden Globe lo hanno considerato, e questo è un vero peccato. Per fortuna il tempo e il pubblico danno sempre il giusto merito ai grandi titoli, facendo ricredere, spesso, gli stessi critici.
Oggi parliamo di ‘Seven’, film del 1995 diretto da David Fincher.
Al detective William Somersen, veterano del dipartimento di polizia di New York prossimo alla pensione, viene affiancato il giovane collega David Mills. I due si ritrovano ad indagare su una serie di inquietanti omicidi a sfondo religioso, in cui un serial-killer decide di mettere in scena, con l’ausilio di vittime scelte ad hoc, i sette peccati capitali, ovvero Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia. Le indagini porteranno i due detective sulle tracce di un sospetto che però sembrerà imprendibile, sino a quando egli stesso non deciderà di porre fine alla sua fuga e portare a termine un piano ordito nei minimi dettagli in cui sia Mills che Somersen si troveranno coinvolti in veste di ignare pedine.
Brad Pitt, attraverso piccole e quasi impercettibili espressioni facciali, riesce a conferire spessore e profondità, interpretando molto bene l’impulsivo David Mills. Morgan Freeman si cala alla perfezione nei panni di William Somerset e, grazie a questo film, diventa un icona per gli amanti del genere. Siamo dalle parti del film d’alta qualità, l’ambientazione piovosa ne accentua di più la drammaticità e l’inquietudine, come se i protagonisti si muovono in territori sconosciuti, che rasentano il pericolo. È un mondo perverso, che è strettamente legato con la trama e soprattutto con la psicologia dell’assassino interpretato da uno straordinario Kevin Spacey, che entra in gioco solo per circa venti minuti, ma il suo impatto è devastante.
Che dire, un film che può considerarsi un capolavoro del genere, dalla sceneggiatura originale, e dalla regia particolarmente attenta e brillante, e questo non è poco considerando che allora Fincher aveva nel suo curriculum spot, videoclip musicali e la terza parte di Alien.
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