Signori, oggi parliamo di un film che definirlo cult è riduttivo. Oggi parliamo di ‘The Blues Brothers’, film del 1980 diretto sempre da John Landis.
Partiamo con una domanda: cos’hanno in comune i mitici musicisti blues afroamericani con due sgangherati fratelli, bianchi, vestiti da becchini? Assolutamente niente, solo una grande passione per la musica.
Infatti i Fratelli Blues sono John Belushi (Joliet Jake) e Dan Aykroyd (Elwood), situati agli opposti sia fisici sia caratteriali. Il cast è formato da famosi musicisti tutt’ora considerati come autentici mostri sacri: Cab Calloway, Ray Charles, James Brown ed Aretha Franklin, i quali, oltre a recitare, reinterpretano i loro successi assieme alla ‘Blues Brothers Band’. La colonna sonora non segue esattamente l’ordine cronologico del film, variando a seconda delle riedizioni, e spazia dal blues al rock al soul, passando anche per il country & western.
‘She caught the Katy’ mette in mostra il talento canoro di Belushi, sostenuti da un’ ottimo lavoro ritmico delle due chitarre e del piano, alternandosi all’armonica di Aykroyd che dà quel tocco metropolitano al brano. Il ‘Peter Gunn’s theme’ è l’unico pezzo strumentale, dal ritmo incalzante, in cui emergono le ottime qualità solistiche della band. ‘Gimme some lovin’’ viene cantato da John e Dan insieme in alcuni frangenti, risultando così un pezzo piacevole, ben ritmato e molto adatto ad esibizioni live. Ray Charles in ‘Shake a tailfeather’ trasmette tonnellate di energia, facendo ballare tutta la gente del quartiere, a ritmo di twist. Ma il cuore della colonna sonora è un pezzo che più d’ogni altro si presenta come un inno all’amore universale e disinteressato: ‘Everybody needs somebody to love’ , la cui trascinante e pirotecnica interpretazione dei Blues Bros infiamma il pubblico e anche la Polizia.
In chiesa poi il reverendo James Brown trasforma una semplice funzione domenicale in un ballo scatenato, a cui partecipano tutti i fedeli con ‘The Old Landmark’. Nelle tavole calde prevale invece il soul, infatti in una di esse ci lavora Aretha Franklin, che coverizza la sua ‘Think’ , rendendola più aggressiva e ritmata. C’è spazio anche per Dan Aykroyd come prima voce in ‘Theme from Rawhide’, in cui si parodizza la colonna sonora del famoso telefilm western americano. Direttamente dal Cotton Club, invece, ‘Minnie Moocher’ del mitico e leggendario Cab Calloway, che ci regala una delle sue perle swing più famose: divertente il botta e risposta col pubblico. ‘Sweet Home Chicago’ è il festival degli assoli: ogni membro della band personalizza e varia il tema principale, il tutto eseguito dal vivo e con una buona dose d’improvvisazione che rende il pezzo naturale e spontaneo.
E dopo mille avventure al limite della demenzialità e della realtà i fratelli Blues finiscono al fresco, ma ciò non impedisce un’ultima, grande, esibizione davanti al pubblico galeotto. Non poteva essere più adatto il ‘Jailhouse Rock’ di Elvis Presley, il rock della prigione, reinterpretato ovviamente in chiave blues-rock, trionfale celebrazione e conclusione di un’odissea vivace e multicolore che ha consacrato la coppia Aykroyd-Belushi come cantanti-attori versatili ed affiatati.
Una colonna sonora che rende il film indimenticabile, adattandosi perfettamente alla trama e ai fatti rappresentati, in un intreccio di immagini e musica che si completano a vicenda: semplicemente irresistibile e spettacolare.
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