Da oltre un anno e mezzo a questa parte il dibattito politico è stato monopolizzato dallo “spread”, ovvero il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani, i Btp, e quelli tedeschi, i Bund.
Questo termine di paragone, “mutatis mutandis”, può essere usato anche nel mondo del calcio.
Lo si dice da molti anni ormai, gli opinionisti sportivi sono tutti d’accordo: il calcio italiano non può competere con quello delle altre nazioni europee, specialmente Inghilterra, Germania e Spagna.
Le brucianti sconfitte e conseguenti eliminazioni della Juventus ad opera del Bayern Monaco mercoledì scorso(2-0, stesso risultato dell’andata) e della Lazio contro il Fenerbahce ieri(1-1, dopo il 2-0 dell’andata), rappresentano la cartina di tornasole di questo divario.
Spieghiamo come funziona: l’Uefa, ovvero il massimo organo del calcio europeo che gestisce campionati per club, come Champions League,Europa League e Supercoppa, e campionati per nazioni come l’Europeo, fornisce due tipi di ranking(dal sito http://it.uefa.com/memberassociations/uefarankings/index.html):
? I ranking per nazioni o federazioni tengono conto dei risultati di tutti i club di quella federazione e vengono utilizzati per determinare il numero di posti assegnati nelle competizioni a quella federazione per le stagioni successive
? I ranking per coefficienti per club tengono conto dei risultati di ogni club nelle competizioni UEFA e vengono utilizzati per determinare le teste di serie nei sorteggi di competizioni per club
N.B. I coefficienti sono basati sui risultati delle ultime cinque stagioni e vengono aggiornati direttamente dopo la fine di ogni turno di competizioni per club UEFA.
Innanzitutto giova ricordare che, se fino alla stagione 2011/2012 nel nostro campionato, grazie alla posizione nel ranking, si qualificano in Champions League le prime 4 classificate(la quarta con i preliminari) e quinta, sesta e settima in Europa League(quest’ultima con i preliminari), dalla stagione 2012/2013 abbiamo una posizione in meno.
Infatti l’Italia si trova ora al 4°posto con 64.147 punti contro i 78.186 punti della Germania,che si trova al 3° posto, quando fino alla stagione scorsa le posizione erano invertite.
Il declassamento dell’Italia comporta molte conseguenze negative, tra cui danni all’immagine e mancati introiti a causa del mancato accesso alle coppe europee, che si ripercuotono sui bilanci e di conseguenza sui budget delle società italiane previsto per il calciomercato che, per forza di cose, tendono a ridursi sempre di più.
In un fatale circolo vizioso, tutto ciò non farà altro che aumentare il gap tra le società italiane e quelle delle altre nazioni europee.
In secondo luogo, serve sottolineare la differenza di approccio delle nostre squadre che partecipano all’Europa League, considerata, a torto, una competizione “minore”.
A questo punto sembra opportuno ricordare che anche l’Europa League porta denari, seppur con un ammontare minore, nelle casse delle società; inoltre, il coefficiente Uefa del ranking tiene conto anche delle prestazione in questa competizione, che viene sistematicamente snobbata dalle società italiane.
Dopo gli ultimi turni delle due competizioni europee, il ranking per club aggiornato mostra la Juventus(terza tra le italiane, dopo Inter e Milan) al 20° posto con 70.829 punti e bisogna scendere fino al 55°posto(41.829 punti) per trovare la Lazio.
Considerato che la Juventus sta dominando da un anno e mezzo in campionato e che sta per conquistare il secondo scudetto di fila, è preoccupante constatare come sia basso il livello del calcio di casa nostra quando ci confrontiamo con le realtà europee.
Se le istituzioni del calcio italiano(Coni, Lega e Figc) supportate anche da quelle politiche(Governo e Parlamento) non si muovono nella direzione del progresso affinché le società di calcio si possano confrontare con quelle europee a testa alta ,mettendole nelle condizioni più favorevoli portando avanti importanti riforme(legge sugli stadi, rilancio dei vivai, e giustizia sportiva, giusto per citarne alcune)il calcio italiano non potrà mettersi al passo delle altre realtà né diventare più competitivo.
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