Nuovo governo, nuovi ministri. Per quanto riguarda il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il posto della Carrozza, nel neo nato Governo Renzi, è stato preso da Stefania Giannini, lucchese, classe 1960, linguista e glottologa.
La legislatura attuale, la 17°, nata dopo le elezioni del 24-25 febbraio 2013, ha visto il suo ingresso nella vita politica italiana. Eletta come Senatrice della Repubblica, nella Circoscrizione della Toscana. Ha giurato come ministro il 22 febbraio 2014.
Nella composizione del governo Renzi, tra veti incrociati ed equilibri politici(che tra l’altro sono gli stessi del governo di Enrico Letta), a Viale Trastevere ora c’è finita lei, esponente di Scelta Civica, partito fondato dall’ex premier Mario Monti, di cui è segretaria e coordinatrice politica.
Dal punto di vista professionale, la Giannini vanta un lungo periodo come docente universitaria: in questo ciclo gli incarichi più importanti e prestigiosi sono stati quelli di Professoressa Ordinaria di Glottologia e Linguistica dal 1999, e rettrice dell'Università per stranieri di Perugia dal 2004 al 2012.
Nello specifico, la glottologia, la disciplina a cui lei si dedica, si occupa dello studio storico delle lingue e delle loro famiglie e gruppi di appartenenza, delle origini etimologiche delle parole, considerando i loro rapporti e sviluppi.
Nella sua prima intervista da neo-ministro rilasciata al Corriere della Sera, ha detto: “Non c’è bisogno di un’altra riforma. Bisogna lavorare su punti strategici: diritto allo studio per gli studenti e al merito per i docenti, investire nella ricerca, pensare all’edilizia scolastica”.
E subito dopo il giuramento sabato mattina al Quirinale aveva scherzato con i giornalisti: “La ricreazione è già stata sin troppo lunga. Non dimentico di essere stato un rettore voglio far capire che l’istruzione dall’infanzia all’università è la base”.
Dal punto di vista caratteriale, sembra avere la calma e la fermezza giuste per affrontare un dicastero delicato come quello dell’Istruzione.
Insomma, non possiamo far altro che sperare che faccia bene in un settore del Paese che viene troppo spesso snobbato e fatto oggetto di tagli indiscriminati ogni qualvolta c’è da tagliare.
La scuola dovrà formare la futura classe dirigente e preparare le future generazioni ad entrare nel mondo del lavoro. Non una mansione da poco. Anzi, un compito arduo che deve essere portato avanti in maniera seria e responsabile perché si possa riprendere ad investire sui giovani.
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