Il 29 Settembre 1987 Corrado Augias con “Telefono Giallo” porta il delitto nelle case degli italiani. Il programma si occupava di casi di cronaca nera rimasti irrisolti coinvolgendo il pubblico da casa in prima persona. Dopo aver ricostruito i fatti con gli elementi fino ad allora raccolti veniva aperto un dibattito in studio attraverso il quale era possibile interagire telefonando in diretta e portando agli esperti le proprie domande e in alcuni casi testimonianze dirette. Trasmesso con grande successo per sei edizioni nel corso delle quali vennero sollevati, tra gli altri, interrogativi per gli omicidi di Via Caravaggio a Napoli e Via Poma a Roma o le sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gragori, nel 1993 “Telefono Giallo” lascia spazio, qualcuno dirà a causa di puntate scomode come quelle sulla Mafia e i possibili rapporti con la Politica, ad un’altro contenitore che è ancora oggi uno dei più seguiti della TV italiana, appuntamento fisso di milioni di telespettatori ogni mercoledì sera.
“Chi l’ha visto?” farà da apripista negli anni ad altri interessanti esperimenti che ne seguiranno la scia. In poco più di un decennio alle telecamere vengono aperte le porte dei tribunali, le scene del crimine, dei laboratori di Polizia Scientifica. L’attenzione per il delitto, che da sempre ha affascinato l’opinione pubblica, coinvolge anche le altre forme mediali tra cui la letteratura; psicologi, criminologi, avvocati difensori e PM si improvvisano con regolarità scrittori narrando le indagini seguite in prima persona.
“La bestia”, testi di Bruno Enna e disegni di Luigi Siniscalchi in edicola e fumetteria dall’11 Maggio ma presentato in anteprima al Comicon (al termine dell’articolo trovate il link con l’intervista che gli autori ci hanno gentilmente concesso tra una firma con dedica e l’altra) contiene un’interessante prefazione ad opera di Gianmaria Contro che indaga alcuni tra i possibili perché della fascinazione trasmessa dalla figura del serial killer sul pubblico.
La storia, numero 33 della collana “Romanzi a fumetti Bonelli” si sviluppa su tre piani temporali. Inizia a Sacramento, in California, il 21 Luglio 1969; mentre gli apparecchi radio e televisivi trasmettono il resoconto dello sbarco sulla Luna della missione spaziale Apollo 11 due agenti a bordo di una volante sono chiamati a controllare una segnalazione su un possibile ubriaco al volante all’uscita di un locale notturno. Giunti sul posto Samuel e Bradley fermano il sospettato per vedere i documenti, ma a quel punto l’uomo estrae una pistola dalla giacca e inizia a sparare per poi darsi alla fuga.
Raggiunto e arrestatato il soggetto si scopriranno le ragioni dell’imprevista reazione. Nell’auto gli agenti richiamati sul posto troveranno una sacca contenente alcuni oggetti femminili che si riveleranno essere appartenuti a tre ragazze uccise dall’assassino noto alla stampa come “Mostro di Sacramento”. Ce n’è abbastanza per processare Mattew Chapman, che si difenderà accusando un misterioso autostoppista a cui la sacca sarebbe in realtà appartenuta. Non verrà creduto e sarà condannato a morte. Negli anni seguenti Sam fa carriera al Distretto mentre Brad lascia il distintivo e si separerà dalla moglie dopo essersi venduto a Fuller, un giornalista che intravede in quella storia la possibilità di ottenere finalmente il successo.
Con l’esecuzione dell’indiziato la vicenda sembra conclusa fino a quando, nei primi mesi del 1980, la giovane recluta MJ Patridge nota in alcuni recenti casi di omicidi di donne un modus operandi che presenta molte similitudini col “Mostro”. Dalle ricerche che ha svolto e analizzando i fatti a freddo conclude che Chapman potrebbe essere stato davvero innocente e la storia del ragazzo a cui diceva di aver dato un passaggio meritevole di un approfondimento. Decisa ad andare a fondo della faccenda inizia un’indagine autonoma rintracciando Benjamin Fuller, ormai diventato una delle più prestigiose firme e autore di premiati best – seller. Lo stesso scrittore la indirizza sulle tracce del principale testimone degli avvenimenti di quella notte, colui che più è rimasto coinvolto dagli sviluppi della vicenda e che potrebbe aver raccolto l’eredità di Chapman ed averne emulato i delitti, l’ex agente della Polizia di Sacramento Bradley East.
L’ultimo lavoro di Enna e Siniscalchi contiene tutti gli elementi necessari per un thriller di successo. Primo tra tutti l’ambientazione, la provincia americana ottimamente resa dai disegni, luogo ideale dove nascondersi e seppellire i propri segreti; in secondo luogo la protagonista, ostinata e fedele ai suoi valori, perfetta ragazza americana dell’epoca nel look e nella caratterizzazione studiata e mai banale intorno a cui si incastrano gli altri personaggi, solo all’apparenza tranquilli abitanti della desolata periferia californiana.
Un ottimo giallo con un tocco di hard boiled, un mistero che non sarà mai del tutto chiaro all’agente Patridge che lasciamo alla fine degli anni ’90 ormai madre e donna in carriera ancora alla presa con troppi dubbi.
Tornando alla figura dell’assassino seriale, la scintilla che innesca l’impulso di uccidere è da più di un secolo oggetto di studio. Se non è facile risalire ai traumi, alle patologie o alle passioni che spingono individui il più delle volte insospettabili ad un’insaziabile sete di sangue, forse proprio nel non sentirci immuni all’attrazione per il male trova spiegazione l’irresistibile voglia di sollevare il lenzuolo bianco che pietosamente copre il cadavere, in quel sordo richiamo che bussa dall’oscuro e profondo abisso dell’animo umano.
Intervista a Bruno Enna e Luigi Siniscalchi https://www.youtube.com/watch?v=DVCFh17VV7M
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