-Numquid ego Iudaeus sum? Gens et pontifices tua tradiderunt te mihi. Quod? Quid fecisti?-.
E’ stato un attimo. Il tempo di un respiro, un battito di ciglia. Non era distratto, quando fai quel tipo di lavoro e con quelle persone non puoi esserlo; basta distogliere lo sguardo un solo secondo e puoi ritrovarti con una coltellata nel fianco o un colpo in testa. Se è ancora vivo è perché fino ad ora è riuscito ad essere più pronto degli altri, più furbo, più cattivo…ma il tipo è stato veloce, troppo.
Era convinto di averlo in pugno, che si sarebbe lasciato legare senza fare tante storie come tutti i piccoli teppisti e invece prima che potesse muovere un solo muscolo aveva già tirato fuori la pistola, se l’era puntata alla tempia e aveva sparato. Forse aveva avuto paura della galera, per la sua famiglia, di certo non ne aveva avuta del Pipistrello.
“Ego” per i Romani non stava a significare solo il sostantivo corrispondente all’Io moderno. Con queste tre lettere i Latini intendevano dare un nome alla parte più profonda dell’animo umano, ai segreti che ognuno custodisce nascosti sotto la tranquilla e bugiarda apparenza con cui ci si manifesta in pubblico.
Se vi venisse chiesto in cosa consiste un interrogatorio molti risponderebbero che è una pratica la cui finalità sta nel far confessare la verità ad un sospettato. Molti sbaglierebbero. Nella criminologia moderna per arrivare alla soluzione del caso sono molto più importanti le bugie; capire se una persona mente è essenziale per mettere i pezzi insieme. Una volta ricostruito il puzzle di menzogne i fatti appariranno per come sono andati, e solo a quel punto il colpevole potrà essere messo con le spalle al muro. Quello che bisogna ottenere è mettere in scacco il sospettato, non farlo confessare, perché chi sa di aver fatto qualcosa di male non lo ammette nemmeno a sé stesso.
Darwin Cooke nasce a Toronto nel Novembre del ’52. La sua carriera di fumettista inizia a 33 anni ma si rivela fin da subito travagliata. Al Fumetto sembra preferire l’attività di Art Director lavorando a serie animate con protagonisti gli eroi DC legando la sua carriera soprattutto a “Batman of the future”, ambientata nella Gotham del futuro dove l’anziano Bruce Wayne mette nascondiglio e armamenti al servizio di un ragazzo che gli ricorda tanto sé stesso da giovane. All’alba del nuovo millennio decide di abbandonare la TV per tornare a scrivere e disegnare fumetti. “Batman Ego” è il suo capolavoro, una cupa e violenta graphic novel in cui ad essere messo sul banco degli imputati è lo stesso Cavaliere Oscuro.
I capi d’accusa sono molteplici, il tradimento degli ideali dei genitori, la sete di vendetta che spesso prende il posto del senso di giustizia, la violenza gratuita che non risparmia nemmeno ai nemici inoffensivi, le vite che ha contribuito a spezzare, la spirale di panico in cui tanti innocenti sono precipitati a causa sua.
A difendersi dovrà essere Bruce Wayne, da solo, mentre a presiedere l’accusa sarà qualcuno che di lui conosce ogni cosa, a cui non si può nascondere la verità. Da tanto tempo vive in quella casa, si sono conosciuti quando era un bambino solo e spaventato che aveva appena perso entrambi i genitori, l’ha incontrato nella caverna sotto la grande casa e da allora non è più andato via. Ha provato a liberarsene scappando da casa, girando il mondo, ma non ci è mai riuscito, in qualunque posto si trovasse lo sentiva vicino. Ne aveva paura eppure a un certo punto si era reso conto che ormai faceva parte di lui, che non avrebbe potuto vivere senza.
Per tanto tempo sono stati una cosa sola, hanno ripulito la città dalla feccia contando uno sull’altro, ma ora il Pipistrello è lì per metterlo di fronte ai suoi peccati, per dimostrare che Batman è colpevole della morte del ragazzo e di quella di tanti altri prima di lui, ed è arrivato il momento di pagare. In una notte come tante a Gotham City, mentre un suicida viene infilato in un frigorifero con un cartellino legato al piede, niente più che un numero in mezzo a tanti, nelle stanze di Villa Wayne, nella mente stanca e afflitta dal dubbio dell’uomo più ricco della città si consuma la resa dei conti con quello che in fondo è sempre stato il suo più grande nemico…Batman.
Giocato su una combinazione di colori scuri e su uno stile di scrittura crudo e diretto, quella di Cooke è una delle storie più inquietanti che possono capitare tra le mani. Il senso di oppressione che la pervade a tratti è quasi insostenibile. Il Bruce Wayne che ne viene alla luce è una mente malata, afflitta da gravi disturbi della personalità e preda di allucinazioni e manie di persecuzione. Il dialogo con la propria coscienza è orripilante nel rilevare la totale assenza di umanità e l’attrazione per il male cha l’imputato ha giustificato nascondendosi dietro la maschera.
Dopo una stremante lotta l’uomo riuscirà a scacciare i demoni che lo tormentano. Dimostrerà di avere ancora un po' dei sentimenti che anni prima lo spinsero a rischiare la vita per combattere il crimine e farà pace con il simbolo con cui ha scelto di farsi conoscere.
Se abbia ammesso le sue colpe perché davvero pentito o solo per far tacere almeno per il momento le voci nella sua testa, questo non lo sapremo mai.
-Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum, ut testimonium perhibeam veritati; omnis, qui est ex veritate, audit meam vocem-.
-Veritas…Quid est veritas?-.
(Giovanni 18:35-37-38 Pilato interroga Joshua Ha Nozri)
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