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Nuvole d'arte The Walking Dead: dopo la guerra

24/03/2017

Ogni volta che, frequentando i social, mi imbatto in pagine o gruppi in cui si parla della serie tv “The Walking Dead” leggo interessato i commenti ma quasi mai partecipo alla discussione, soprattutto mi tengo alla larga dalle critiche che riguardano il mettere in relazione fumetto e versione audiovisiva.
Mi sembra davvero semplicistica la classica lettura della serie noiosa a fronte della versione originale cartacea, un prodotto necessariamente scende a compromessi con modi e tempi diversi a seconda del medium attraverso il quale arriva al pubblico, e i tempi della trama di una storia divisa in 16 episodi annuali (sarebbe meglio un formato di 12 ma quando girano tanti soldi come fai a rinunciarci) non possono essere per forza di cose serrati come quelli di un fumetto semestrale.
Certamente non ho resistito alla tentazione di esprimere la mia quando ho sentito tesi assurde sulla possibile vittima di Negan riguardanti Sasha o Eugene; una cosa è variare sui personaggi e sullo svolgimento dei fatti, far beccare una freccia nell’occhio ad uno invece che a un altro e cose così, ma la morte di Glenn è un evento talmente centrale, un punto di snodo di così tanti meccanismi che se a cadere sotto la furia della mazza chiodata fosse stato qualcun altro lo show di AMC più che trama avrebbe dovuto cambiare nome.
Così, mentre gli ultimi episodi della settima stagione hanno fatto registrare un crollo di ascolti senza precedenti e si fa sempre più sentire la mediocrità delle interpretazioni di gran parte del cast, tra cui spicca oltre il solito e inguardabile Rick anche la sempre incazzata Sasha espressiva quanto Lucille, i seguaci della saga zombie di tutto il mondo aspettano lo scoppio della guerra contro i Salvatori, e quello che verrà dopo.
Sono sincero, per me il fumetto di Robert Kirkman ha toccato il suo irripetibile apice con la sfida tra lo sceriffo e l’uomo con la mazza da baseball, la storia poteva chiudersi con Rick che muore e Negan che regna su Hiltop e Alexandria, sottomette di nuovo il Regno di re Ezekiel e afferma il controllo su tutte le comunità della zona mentre Carl prepara la vendetta che un giorno consumerà. Tutti prigionieri, nessuna speranza dopo l’apocalisse e un'unica morale: vivi più che puoi in mezzo agli zombi prima di diventare uno di loro. Naturalmente Kirkman e l’ottimo Charlie Adlard, vittima anche lui di assurde polemiche e paragoni con lo stile di Tony Moore quando dei disegni di quest’ultimo credo non si ricordino più nemmeno i suoi estimatori più forti, non erano di quest’idea e la “guerra totale” è terminata con Negan sconfitto ma risparmiato per volere del leader della ribellione e l’accordo tra tutti i villaggi che hanno combattuto a proseguire la cooperazione anche in tempi di pace.
“The Walking Dead 22 – Un nuovo inizio” si apre due anni dopo la fine dei Salvatori. Alexandria è una città produttiva e ben fortificata, dove Rick e Andrea vivono la loro storia d’amore mentre Carl, ormai cresciuto, si è trasferito nella vicina Hiltop che haormai messo da parte Gregory per affidarsi alla guida di Maggie, divenuta madre del piccolo Hershel. Anche Eugene decide di diventare padre accettando come suo il figlio di Rosita. Tutto sembra andare bene fino a che un giorno Jesus durante un trasporto di zombi lontano dalla comunità si imbatte in un gruppo di sopravvissuti a cui decide di offrire ospitalità. Magna, la leader, è una ragazza diffidente per natura, e quel villaggio così tranquillo non gli piace fin da subito. Alexandria è un posto troppo vivo in mezzo a un mondo di morti, e quando viene a sapere che in città c’è una prigione con dentro una persona decide di andarci a parlare, di notte, senza il permesso dello sceriffo.
Il prigioniero racconta a lei e ai suoi amici che non c’è da fidarsi di quelle persone, che non è tutto come sembra e dietro l’aspetto superficiale da buoni si nasconde il loro vero animo violento. Mentre il gruppo decise di non fidarsi dell’uomo ma di tenere gli occhi bene aperti Rick si trova alle prese col rapido acutizzarsi delle manie di suo figlio. Carl mostra sempre più una rabbia incontrollata che sfocia spesso in atti di violenza, al punto da arrivare quasi ad uccidere due coetanei che prendevano in giro Sofia, e di nascosto ha intensificato le sue visite all’uomo in prigione.
Nel frattempo iniziano a diffondersi strane voci. Alcuni persone dicono di aver visto, durante le ricerche per il cibo, alcuni strani zombi capaci di usare il coltello e di sparare, e c’è chi è pronto a giurare di averli sentiti sussurrare alcune frasi.
Non è facile giudicare lo scontro con i Sussurratori. Se è vero che il nuovo capitolo presenta tratti molto simili a quello precedente, finendo in alcuni tratti per ricalcarlo eccessivamente, lo è anche il fatto che in fondo è la naturale evoluzione di un processo cominciato già prima dell’arrivo dei protagonisti ad Alexandria, che mira a spostare il punto centrale dalla minaccia degli zombi a quella degli altri uomini.
Il rischio diventa quello di passare da una guerra all’altra cambiando solo la faccia del cattivo, ma non è la prima volta che la creatura di Kirkman sembra diretta verso un punto morto e poi si rianima come i suoi zombi. Vedremo fin dove ha intenzione di spingersi e se basterà il colpo di scena finale del numero 25 e la nuova marcia che attende i sopravvissuti a tenere vivo l’interesse del pubblico. Per ora quello che più si nota è il passaggio di consegne dai protagonisti storici a quelli nuovi. Rick, Carol, Maggie e il gruppo iniziale sono ormai personaggi secondari rispetto a Carl, Negan e Morgan. Non ci sarebbe da stupirsi viste le recenti parole rilasciate dell’autore in recenti interviste se la nuova svolta di “The Walking Dead” fosse scritta col sangue di uno di loro.

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