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Nuvole d'arte Dragon Ball: la lunga ricerca di Goku

16/12/2016

Amici miei tenetevi pronti! Coetanei, nuove e vecchie generazioni, prendete i calendari che non avete ancora buttato e apponete una bella X sul giorno venerdì 23 Dicembre. Il momento della gioia, ma che dico, della pura estasi scatta alle ore 13:45, sul canale Italia 1 selezionabile dal vostro telecomando al numero 6. Popolo, arriva Dragon Ball Super!
Se c’è qualcuno che non è cresciuto con Goku e compagnia, che non conosce di cosa stiamo parlando o a cui semplicemente l’argomento non piace alzasse pure la mano. Ora, se l’avete alzata, la vostra fortuna risiede chiaramente nel fatto che non posso vedervi; sappiate che non vi odio affatto, ma compiango la vostra infelice adolescenza e la vostra chiaramente irrealizzata esistenza.
Ciò detto, la nuova serie animata che si appresta a debuttare anche nel nostro paese (in Giappone è già ben avviata) a trent’anni esatti dalla messa in onda del primo episodio, come recita lo spot pubblicitario da diversi giorni, ha un grande merito ancora prima di cominciare: riparte da dove era finita la serie Z, e se vi state chiedendo che fine fa in tutto ciò quel Dragon Ball GT che avevamo avuto il dispiacere di vedere insieme a Trunks con i pantaloncini corti, l’irritante Pan, la scimmia ossigenata Baby, C-17 in versione “Walker Texas ranger” con le bretelle e la compagnia del trash dei sette draghi prendeteli tutti insieme, fatene un bel pacco e buttateli nel posto che conoscete, laddove un gorgo liquido tutto tira giù.
D’altronde, ne approfitteranno per far notare i più attenti e maliziosi di voi, a rischio di passare per i soliti pignoli topi da cameretta non integrati, quella roba la nemmeno c’era nel manga, e quando un anime è tratto da un fumetto, niente di ciò che si vede in tv può essere buono se non è prima stato scritto e disegnato.
La stiamo prendendo leggera come dovrebbe essere sempre, ci ridiamo un po’ su; naturalmente è un’esagerazione, anzi, a volte proprio l’anime diventa lo strumento di cui l’autore, se si tratta come spesso accade dello stesso, approfitta per raddrizzare qualcosa che non ha avuto modo e tempo di fare prima per tempi di consegna o perché semplicemente ci ha ripensato, ma la saga creata da Akira Toriyama aveva il disperato bisogno di lasciarsi alle spalle un tentativo mal riuscito di dare alle avventure dei suoi protagonisti una prosecuzione rispolverando vecchi nemici che non avevano più senso e minando la stessa credibilità dei personaggi principali riducendoli spesso al ridicolo.
La prima edizione italiana del fumetto, pubblicata dal 1995 al ‘97 da Star Comics e composta da 62 volumi contro i 42 giapponesi arriva con più di un decennio di ritardo rispetto alla prima uscita in patria, nel 1984, e addirittura dopo la messa in onda della prima stagione del cartone animato, che ne segue gli avvenimenti fino al matrimonio di Son Goku con Chichi.
Appena terminato “Dr.Slump e Arale”, Toriyama era alla ricerca della giusta idea per lanciarsi in un nuovo progetto; cosa tutt’altro che facile, è più facile aspettare che sia lei a trovare te o che sia qualcuno a fartici arrivare. In questo caso ci pensò il suo editore, Kazuhiko Torishima, che ricordando la passione di Akira per i film di Jackie Chan gli consigliò di provare qualcosa che avesse a che fare col kung-fu e le arti marziali. Fu così che venne realizzato “Dragon Boy” storia autoconclusiva divisa in due parti incentrata sulla vicenda di un ragazzo che si impegna nell’apprendimento delle tecniche di combattimento aiutato da un anziano e saggio maestro che si sposta a bordo di una nuvola.
L’esperimento incontrò il parere positivo del pubblico e convinse l’autore a proseguire su quella strada, basando la trama del nuovo manga su quella del romanzo “Il viaggio in Occidente”, classico della letteratura cinese famosissimo anche nella terra del Sol Levante. L’idea originale prevedeva che il progetto dovesse durare circa un anno e terminare con la conquista da parte di Son Goku e dei suoi amici di tutte e sette le Sfere del Drago, da cui la serie prende il nome, ma l’immediato successo ottenuto obbligò Toriyama a continuare, introducendo le saghe del Red Ribbon e di Piccolo, e quello planetario che arrivò in seguito lo costrinse a portare avanti la storia anche oltre lo scontro con Freezer, quando ormai aveva odiato la sua creatura e non voleva altro che liberarsene. Permesso che gli fu accordato, o meglio pretese, al termine dell’arco narrativo che nell’anime chiude la serie Z.
Però si sa, il tempo porta consiglio (per i maligni anche i fiaschi dei successivi lavori), e pare che anche a lui sia tornata voglia di “Dragon Ball”, e non solo in tv. E’ stato rilasciata infatti anche la versione manga della nuova serie, che nelle intenzioni originarie doveva anticipare l’anime ma dati i tempi editoriali ha finito presto per farne seguito; presentata a Lucca, sarà disponibile dai primi mesi del prossimo anno.
Nel frattempo, ancora prima che si alzi il sipario, su “Dragon Ball Super” arrivano già milioni di pareri discordanti, dalla bocciatura senza appello al più sfrenato elogio. Chi avrà ragione? L’attesa per saperlo non è più tanto lunga. I Sayan stanno tornando!

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