A Londra, in mezzo ad altre otto milioni di persone, vive Owen Travers. Troppo vecchio per essere giovane e troppo giovane per essere vecchio, il suo rapporto con l’alcol gli crea problemi con il lavoro e nel relazionarsi con gli altri. Tutto quello che possiede è una casa che ha acquistato insieme alla moglie Edith, in cui hanno vissuto felici e dove ora abita da solo.
Lei nel frattempo è morta; all’improvviso, senza alcuna avvisaglia, semplicemente un momento prima sorrideva e l’altro non c’era più. Ogni sera, quando rientra nell’appartamento vuoto, Owen sente che la moglie è ancora lì, ne avverte la presenza e le parla, le racconta la sua giornata, la sua vita, senza ricevere mai risposta. Seduto nella sua poltrona di fronte a quella ormai vuota di Edith, con l’ennesima bottiglia da finire giusto per farsi del male un altro po’, nel buio del soggiorno mentre fuori la notte londinese fa casino e si diverte, Owen Travers sa quanto il silenzio possa essere assordante.
Dylan Dog è un ex poliziotto che ha abbandonato la divisa per dedicarsi a risolvere casi che hanno a che fare con fenomeni paranormali, quelli su cui la Polizia non indaga perché è roba per i matti, e preferisce archiviare in maniera frettolosa. Pur godendo di una discreta fama di libertino che gli deriva in parte dal fascino che il suo mestiere comunica al sesso femminile, Dylan avverte la difficoltà nell’intraprendere una relazione duratura che si fa più fastidiosa con l’età che avanza.
Da un po’ di tempo conosce Crystal, una ragazza simpatica e intraprendente, piena di sogni e speranze. Dylan non vuole che Crystal sia solo un’altra avventura, tuttavia non riesce a scrollarsi di dosso un certo disagio, l’idea di non essere nel posto giusto. Così, mentre una sera sono a cena, quando lei gli propone un brindisi con un bicchiere divino lui accetta, forse per mostrarsi carino, forse per allontanare quella sgradevole sensazione, o perché ne ha voglia. In fondo si è disintossicato da tanti anni, e un bicchiere solo non è nulla, ma quando saluta Crystal e torna a casa, lo aspetta un’altra notte per fare i conti con sé stesso. Anche Dylan Dog, nel suo studio di Craven Road 7, può sentire il silenzio urlargli nella testa.
“Dopo un lungo silenzio” si presenta già nel titolo come un affettuoso saluto ai lettori che da tanto tempo aspettavano una sua nuova storia. L’occasione si è presentata con i trent’anni di pubblicazione compiuti lo scorso mese dalla testata.
Tiziano Sclavi inizia a raccontarcela già dalla copertina, che in pratica non c’è. “Dylan Dog 362” reca sul davanti nient’altro che uno sfondo bianco. La sensazione di vuoto che comunica osservandola è un geniale prequel di quello a cui assisteremo nelle pagine seguenti.
Mentre è ancora alle prese con i suoi dubbi, alla porta dell’investigatore si presenta Owen Travers che gli chiede di dimostrare se la presenza che percepisce in casa esiste davvero e se si tratta del fantasma della moglie. Accettato il caso, Dylan chiede aiuto ai migliori esperti di spiritismo che conosce, a scienziati stimati, ma ogni tentativo risulta vano. Anche per chi crede in queste presenze, in quella casa non c’è nulla, tranne un ubriacone. Solo lui, oltre Owen, percepisce qualcosa tra quelle mura che non riesce a spiegarsi. Intanto, mentre Crystal appare distante e l’indagine sembra ad un punto morto, una birra, uno Scotch, diventano due, tre…
La trama investigativa, pur risultando assolutamente suggestiva, si rivela secondaria. Quello che Sclavi racconta è il baratro che inghiotte le persone quando vengono ferite, voci che non hanno la forza di essere ascoltate e allora diventano silenzi. Ci riesce anche grazie ai bellissimi disegni del maestro Casertano che usa il bianco e nero in una maniera sublime regalandoci tavole che parlano da sole, a volte per intere pagine, che lo sceneggiatore sapientemente lascia raccontare alla matita dell’artista milanese.
Ne viene fuori una storia da conservare, una di quelle che si potrebbe leggere ogni giorno e ogni volta ne verrebbe fuori una sensazione diversa: la forza di volontà di Dylan nel non abbandonarsi, il coraggio di Owen di rispettare una vecchia promessa d’amore, il rispetto tra due uomini soli che incrociano la propria strada mentre fanno a pugni con la vita, la tristezza dell’inevitabile addio.
Mentre le assaporate una ad una, ricordate che questi sono giorni di grandi appuntamenti per i fans dell’Indagatore dell’incubo, tra mostre, convegni e appuntamenti in edicola.
Il Maxi vi aspetta già sugli scaffali, mentre il Colour Fest arriva settimana prossima, con tante storie “al sangue” ad attendervi per levarvi il sonno la notte. In fondo che se ne fa Dylan Dog dei vostri biglietti d’auguri, il modo migliore per farglieli è continuare a seguirlo con affetto e passione, un’avventura dopo l’altra, come milioni di persone fanno dal 1986.
Questa sì che è una relazione stabile!
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