Si narra che un tempo tutte le genti della Terra vivessero in comunità e parlassero la stessa lingua. Giunti in Oriente gli uomini decisero di fermarsi nel paese di Sennaar. Con l’aiuto di Dio impararono a fabbricare mattoni e calce per costruirvi case. Una volta finita la città, decisero di innalzare una torre al centro di essa.
Così fecero, ma arrivati all’altezza stabilita videro che potevano spingersi oltre, e continuarono. Più la torre cresceva più la smania di grandezza degli uomini diventava forte. Essa doveva arrivare al cielo, così anche Dio avrebbe visto la loro opera riconoscendogli gloria e fama.
Ma Dio si arrabbiò, e punì il loro peccato disperdendoli in luoghi diversi della Terra e dando a ciascun gruppo una lingua diversa, così anche se si fossero rincontrati non si sarebbero compresi. La città venne abbandonata, e da allora la si chiamò Babele, perché lì Dio aveva confuso la lingua degli uomini e punito la loro superbia.
Metropoli dell’Est. Sadie Fletcher è diventata famosa dopo aver vinto un reality show. Dei buoni manager e un’ottima campagna pubblicitaria l’hanno trasformata in breve in una diva, una di quelle facce che trovi sui cartelloni pubblicitari di una famosa marca di profumo tra i grattacieli del settimo livello.
Non la incontri una come lei, se non sei del settimo, se non vivi e frequenti determinati ambienti. A meno che non si tratti di un bar. In quel caso non esistono più i piani della torre, le lingue diverse. Se c’è una cosa che impari lavorando nei locali notturni è questa, davanti ad un bicchiere le persone si spogliano di quello che sono, scendono a patti col mondo. Così può capitare che un agente fuori servizio, trasandato e giù di morale, e una star circondata da fans e guardie del corpo incrocino le proprie vite per un momento, il tempo necessario ad uno sconosciuto per tirar fuori una pistola dalla tasca e sparare sulla folla.
Il giorno dopo la famosa Sadie Fletcher telefona all’Agenzia Alfa per chiedere che la sua protezione venga affidata da quel momento all’agente Nathan Never, senza il cui intervento l’omicida non sarebbe stato fermato. La diva sospetta che quello avvenuto la sera precedente non sia stato opera di un pazzo isolato ma parte di un piano più grande architettato per eliminarla. Immersa nel noioso lusso del gigantesco appartamento dove vive da sola, ha maturato anche un’idea su chi potrebbe esserci dietro quello che sta accadendo. Altre due ragazze parteciparono al reality insieme a Sadie, ma non furono altrettanto abili a sfruttare l’occasione e, una volta che le telecamere si spensero, in poco tempo se ne persero le tracce. Una di loro, o entrambe, potrebbero volerla morta.
L’indagine si rivela più complicata del previsto. Le poche tracce che Sierra e Mercy si sono lasciate dietro sembrano portare al primo livello, il punto più basso della città, e ad un traffico di droga che le vede coinvolte insieme a mutanti e altri tipi poco raccomandabili. In una storia in cui niente è come sembra, l’agente Alfa scoprirà che la verità sulla bella Sadie, regina nel suo palazzo che sembra quasi toccare il cielo, si trova molto più giù, tra uomini e donne soli e disperasti dispersi tra le strade di una sporca notte metropolitana.
Mentre attendiamo la fine di “Anno Zero”, la serie regolare ci consegna questo numero firmato da Michele Medda che non sarà un capolavoro ma si rivela piacevole per il taglio noir dato alla storia e per gli interessanti spunti da cui nasce. “Dove muoiono le stelle” è un suggestivo ritratto di come potrebbe evolversi il mondo che stiamo vivendo oggi, dove la ricerca del successo passa dai click di un mouse e può rendere grandi come uccidere, un luogo astratto di cui Sadie e le sue colleghe appaiono tanto padrone quanto prigioniere. Finito l’albo tante cose restano in sospeso; non sapremo mai fino a che punto il colpevole di tutto sia stato artefice o vittima degli eventi.
Chiuso il caso, a Nathan Never non resta che il profumo di Sadie, e a tanti altri ancora meno di quello. Non a tutti è concesso toccare le stelle, non a tutti è concesso brillare. Il Dio della Babele di Medda punisce solo coloro che non hanno mai voluto, o potuto, pensare di poter toccare il cielo.
Come Merilyn sulle magliette e in primo piano sulle vecchie copertine di una volta, come quel vecchio attore, Clint Eastwood, che tanto piace a Nathan, anche Sadie continuerà ad esistere, a far parlare di sé in un modo o nell’altro. Cosa resterà di lui e di tanti altri, delle persone “normali”? Lasceranno qualcosa o la loro vita sarà stata un grido che nessuno sentirà mai? Mentre è assorto nei suoi pensieri, l’agente si allontana tra la folla. Confuso tra quella massa informe, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche non essere mai esistito.
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