Tokyo, Giappone. Di giorno la metropoli più tecnologica del mondo quasi sembra riposare nell’attesa di svegliarsi alle prime luci della sera.
E’ proprio il tramonto, forse, il momento più magico. Quando il sole scompare fra i grattacieli e la città lascia il chiuso degli uffici per riversarsi tra le strade e nei locali. Una nuova notte alle porte, fatta di musica, passioni, di luci e cartelloni pubblicitari.
In uno dei ristoranti del 20° Distretto, due giovani se ne stanno seduti a mangiare e a parlare di libri. E’ il primo appuntamento e come spesso accade si conversa poco per paura di dare un’impressione sbagliata. Il ragazzo si chiama Ken Kaneki, frequenta il primo anno di università e la timidezza non lo aiuta di certo, la ragazza è Rize.
Kaneki e Rize si sono conosciuti il giorno prima all’Anteiku, un bar dove lo studente stava scambiando qualche parola con l’amico Nagachika a proposito dell’ennesimo omicidio avvenuto in città, quando quasi dal nulla è comparsa la bella Rize e per caso i due sono venuti a conoscenza della passione in comune per la letteratura e per lo stesso autore.
E così eccoli a mangiare spaghetti insieme mentre cercano di abbattere i muri. A dire il vero Rize non mangia affatto, ma appare molto più spigliata di Kaneki e ha un sorriso davvero niente male. Una serata normale, tra due ragazzi come tanti che forse si piacciono.
Il tempo vola, e quando si fa tardi Rize chiede di essere accompagnata a casa; meglio non camminare da soli visti gli ultimi accadimenti in città.
Ora, quando una bella ragazza ti chiede di accompagnarla fin sotto casa durante il tragitto pensi a mille cose, che ti piace più di quanto vuoi ammettere, che forse non sei il suo tipo, che hai una voglia pazza di baciarla ma non sai come fare, finchè arrivi a destinazione e tutto si perde in un imbarazzato “Ciao” seguito da una notte di rimpianti…a meno che tu non sia fortunato. E si potrebbe dire che Kaneki lo è, perché all’improvviso, nascosti dalle ombre di una fresca notte orientale, al riparo dalla luce dei lampioni, Rize si ferma, lo afferra per un braccio e si spinge con le labbra verso di lui. “Tu mi piaci”, gli sussurra.
A quel punto basta chiudere gli occhi e aspettare. Aspettare il calore di un bacio che sta per arrivare, col cuore che batte forte nel petto e il sangue che pulsa. Un incontro fortunato, un bacio fortunato, una notte fortunata…e invece no, la fortuna di Kaneki si è fermata li, sotto al cantiere di un nuovo edificio in costruzione, quando la ragazza che stava per baciarlo gli stacca con un morso mezza spalla, perché Rize è un Ghoul.
Già, a Tokyo, da qualche tempo, sono comparsi i Ghoul. Per la religione musulmana, il Ghoul è un’entità soprannaturale, metà donna metà demone, abitante delle campagne e dei deserti. Con H.P.Lovecraft diventa un mostro che si ciba di cadaveri umani, abitante delle fogne. Per Sui Ishida, che nel 2011 lancia in Giappone il manga da lui interamente scritto e disegnato “Tokyo Ghoul”, che è oggi un fenomeno editoriale in tutto il mondo, con due serie anime a esso ispirato, un prequel (Tokyo Ghoul Jack) e un sequel (Tokyo Ghoul Re) attualmente pubblicati in fumetteria e pièce teatrali da tutto esaurito, queste creature hanno un aspetto identico agli umani. Perfettamente integrati nella società dove conducono spesso una vita normalissima che non lascia trasparire il minimo sospetto agli altri, vanno a caccia di umani per cibarsene.
Hanno una forza pari a quella di 6-7 uomini, una struttura fisica che gli consente di guarire in poco tempo da ferite anche gravi e un arma che chiamano “Kagune”, composta da cellule Rc che gli spunta dal corpo, utilizzata per uccidere le persone e altri della loro stessa specie.
I Ghoul infatti si dividono in fazioni collocati nei vari distretti della città, più o meno violente, spesso in conflitto tra di loro. Il 20° è il distretto dell’Anteiku, locale gestito dal vecchio Yoshimura dove lavorano Touka e Yomo. Sono tutti Ghoul, ma cercano di vivere il più possibile in pace con gli umani senza commettere crudeltà inutili. Lì Rize “l’ingorda” la conoscono tutti, sanno quanto è spietata e cosa fa alle sue vittime, e quando quella mattina l’hanno vista parlare a quel ragazzo hanno capito subito che per lui era finita.
Così sembra, perché Kaneki, dissanguato dai colpi della cacciatrice, attende solo la morte, ma all’improvviso un pezzo della struttura in costruzione precipita e uccide Rize schiacciandola. Kaneki si risveglia qualche giorno dopo all’ospedale. Ha subito un duro intervento e l’esportazione di diversi organi, non riesce a mangiare nulla e accusa disgusto verso il cibo, però è vivo.
Un bel colpo di fortuna, è quello che pensano i medici e quelli che lo conoscono, e lo penserete anche voi. Ve l’ho detto, la fortuna di Kaneki si è fermata quella sera, perché quando in sala operatoria, tra la vita e la morte, aveva bisogno di sangue e di organi, i medici hanno preso quelli dell’altro corpo trovato sul luogo dell’incidente. Una ragazza carina, morta sul colpo, non identificata.
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