“Non sono italiana, sono napoletana! È un’altra cosa!”. Così parlava Sofia Loren in una delle sue interviste più famose. Aveva ragione, ha ragione.
Domenica sera, verso le 19:30, scendo dal treno metropolitano e, mentre aspetto il regionale Napoli – Salerno alla stazione centrale, decido di uscire a prendere un po’ d’aria…e la vedo.
Una piazza grandissima, mangiata dai cantieri che ne occupano la metà, piloni di cemento che sembrano essere lì da sempre. Tutto intorno cartelloni pubblicitari che gridano dalla cima dei palazzoni, e marciapiedi troppo stretti, e vecchie insegne di negozi e bar.
E’ piazza Garibaldi, l’avrò vista mille, ma questa è diversa. Ha da poco smesso il temporale, e il cielo si sta aprendo. I raggi del sole ormai mezzo nascosto tra i palazzi, al tramonto, battono sull’asfalto bagnato, restituendo un riflesso arancione all’ambiente tutto intorno. L’aria è fresca, pulita, e le auto che passano veloci si lasciano dietro una scia d’acqua come i gabbiani quando si alzano in volo sul mare.
La vista è, in fondo, un senso passivo. La luce colpisce la retina che genera a sua volta un fascio che invia alla pupilla l’immagine catturata dal mondo esterno. Non possiamo influenzare tale processo, dirigiamo gli occhi verso un punto e quello ci arriva per come è fatto.
Ma io, mentre gli altoparlanti annunciavano l’arrivo di uno dei tanti treni da chissà quale parte del paese, quella piazza non l’ho vista, l’ho guardata, e anche quella è un’altra cosa.
L’ho guardata, e ho capito cosa voleva dire Sofia, e cosa volevano dire Goethe, Melville, Rossellini e Mastroianni. Lì, di fronte a me, c’era un mondo intero, e lo è sempre stato, dai tempi di Parthenope e Neapolis, passando per il Regno Borbonico fino a Maradona.
L’hanno cantata, ne hanno scritto, l’hanno immortalata, ne hanno raccontato la storia e il modo di vivere, consegnandola all’eternità. Alcuni di loro ci sono nati, altri ci sono arrivati più o meno per caso, alcuni ci sono appena passati, il tempo di un giorno, di una notte, o di poche ore, e non l’hanno più dimenticata.
Anche il fumetto l’ha raccontata Napoli, molte più volte di quello che si potrebbe pensar, e se tutti conosciamo la casa di Amelia che Carl Barks (ispirantosi proprio a Sofia Loren per disegnarne l’aspetto fisico) pose alle pendici del Vesuvio, che non sappiamo sui libri di geografia che vendono in Kentucky, ma su tutti gli altri domina la metropoli del Sud, tanto bello quanto minaccioso e distruttore, e che tante volte ha fatto da scena alle avventure dei Paperi, e abbiamo ancora in mente la recente storia di “Julia” con le corse tra i vicoli cittadini, forse non tutti ricorderanno “La mafia non perdona” e “Morire a Capri”.
Anno 1981, entrambe vedono protagonista “Mister No”, per gli amici Jerry Drake, ex pilota ritiratosi dall’esercito e fuggito in Brasile, in una doppia storia che parte da una triste canzone suonata in una taverna di Manaus, che riporta alla mente del soldato un’avventura vissuta nel golfo, e disegna lo splendido contrasto tra la bellezza e le difficoltà di questa terra.
Qualche tempo dopo è la volta di Martin Mystere di fare un salto in zona (“Il segreto di Pulcinella” e “La smorfia napoletana”, numeri 140 e 141), per indagare su un’antica pergamena rinvenuta negli scavi archeologici dell’antica Pompei e capitata nelle mani sbagliate. Questa volta è l’aspetto misterioso di Napoli a farla da protagonista, e lo sarà ancora di più nei numeri 53 e 160 di Dampyr. Il primo, intitolato “I misteri di Napoli”, vedrà il cacciatore di vampiri e la sua squadra alle prese con le presenze che si aggirano di notte per la città, mentre il più recente “La monaca” prende spunto da una leggenda metropolitana legata al fantasma di una suora separata a forza dal suo amato che cerca vendetta.
Storie di gente che arriva, come Helena Bertinelli, nata a Gotham City da padre italoamericano, che da adulta si ribella alla sua famiglia mafiosa e si trasferisce nel capoluogo Campano dove, nei panni della “Cacciatrice”, combatterà la criminalità nella serie DC Comics “Huntress”, e di napoletani che vanno via portando un po’ di Napoli nel mondo, come Gennaro Esposito, capitato nel Nevada, che conoscerà e diventerà amico di Capitan Miki.
Tantissime storie, o una sola, che va avanti da più di mezzo secolo, tra l’ottava arte e la città del Comicon, che racconta dei mille aspetti di un mondo di canzoni e grida di bambini che sorge tra un vulcano e il mare.
Lo avrete già letto, quest’anno la fiera ha battuto ogni record. Ce ne siamo accorti dalla chilometrica fila che abbiamo dovuto sopportare per due giorni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, eravamo li anche noi.
Sotto troverete la prima parte dello speciale da noi realizzato con l’ intervista a Claudio Chiaverotti, con Morgan Lost e tanto altro, e un anticipo dell’epocale scontro Capitan America – Iron Man. Grazie a tutti quelli che sono stati così disponibili, e buona visione a voi.
https://www.youtube.com/watch?v=jn4modBoy28 - Presentazione
https://www.youtube.com/watch?v=AVF7Y2qFjbA - Intervista a Claudio Chiaverotti (autorte Morgan Lost e Brandon)
https://www.youtube.com/watch?v=8ed55LX6Lno&feature=youtu.be - Intervista Cosplayer Parte 1
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