“Ogni momento è un’occasione unica per rivoluzionare tutto”, dice Penelope Cruz a Tom Cruise in “Vanilla Sky”, mentre stanno per dirsi addio.
Quante volte ci viene voglia di cambiare, di buttare ciò che è vecchio, di iniziare una nuova avventura, di salire sul primo treno e andarcene via. La cosa curiosa è che sembrano esserci dei giorni fatti apposta a metterci in testa questi pensieri, il compleanno, quando diventi un anno più vecchio e ti accorgi che la tua vita è miseramente ferma a com’era un anno fa e quello prima ancora, la partenza di un amico, con te che resti a guardarlo mentre va via e vorresti avere le ali per scappare, o l’arrivo della Primavera, quando capisci che anche tu hai bisogno di cambiare come la natura. Non è facile però, in ogni cambiamento c’è sempre un alto fattore di rischio e la rinuncia alle poche certezze che si hanno; devi fare come il vento, prendere la strada opposta a quella in cui hai soffiato fino ad ora.
Così, come a noi questi primi giorni di Aprile sembrano una nuova occasione di vita, c’è chi non ha perso tempo nel lasciarsi ciò che è stato alle spalle e ricominciare.
Parliamo del team Panini – Disney e del suo “Uack!”, che dal numero 24 in edicola dallo scorso 20 Marzo e in fumetteria con una cover variant speciale cambia look sia fuori che dentro. Fuori, dicevamo, perché da bianca la copertina diventa gialla, non è più mensile ma bimestrale e il titolo completo dice “Uack! presenta Paperopoli”. Dentro, dove a tenere banco non è più il solo Carl Barks, come è stato fino allo scorso numero salvo alcuni inediti che altri autori hanno scritto comunque su suoi storyboard postumi, visto che da questa uscita alle sue storie si affiancano quelle di altri grandi artisti del passato e del presente che meglio hanno saputo raccontare le avventure dei paperi disneyani.
Esaurita la pubblicazione dell’uomo dei paperi per “Uncle Scroge”, che lo vide impegnato dalla nascita della testata, la prima dedicata interamente a Zio Paperone, nel 1952, fino al 1967 quando decise di godersi una meritata pensione lasciando quando era in cima e non in declino, come fanno i vincenti, il nuovo corso di “Uack” riparte, si potrebbe dire, dal principio. Uncle Scrooge è stato per Barks l’occasione per regalarci immortali capolavori come “La Stella del Polo”, “Zio Paperone e la cassa di rafano” e “La disfida dei dollari”, solo per citarne alcuni, l’esperimento editoriale che a lui ha fatto capo e in cui ha avuto piena libertà di dare sfogo alla sua creatività dando vita a personaggi come Amelia e Cuordipietra Famedoro. Eppure, a chi gli chiedeva quali fossero secondo lui le sue storie più belle, Carl rispondeva senza esitazione che il suo lavoro migliore era quello prodotto tra il 1947 (anno di nascita di Zio Paperone) e il ‘52-’53, scritto e disegnato per l’immortale “Walt Disney’s Comics and Stories”.
Classe 1940, è il mensile che ha costrutito, in pochi mesi, grazie al maestro dell’Oregon e altra gente come Walt Kelly, Al Taliaferro, Bob Karp e Paul Murry (insomma nomignoli presi così a caso) un vero universo, anzi due, fatto di topi, cani e cavalli da una parte e pennuti dall’altra.
Si parte da “Paperino e i corvi”, la prima storia che un Carl Barks non ancora perfettamente a suo agio con le chine scrive e disegna nel 1943 grazie a una bozza inviatagli probabilmente dall’amica Dorothy, impiegata del reparto comunicazioni alla Western, la società che gestiva le pubblicazioni della Disney, per proseguire con “Paperino equilibrista”, che nella vignetta finale mostra Paperino e i nipotini tornare a piedi, dopo l’ennesima sconfitta, da New York alla loro città, una Duckburg segnata su un cartello che dista migliaia di miglia.
“Una città nel Calisota” è il titolo di questo mese, e proprio Paperopoli la fa da protagonista negli ottimi approfondimenti che accompagnano il volume e in “Sua Maestà Paperone”, che ripercorre in maniera splendida la sua storia dall’epoca dei pionieri di “Forte Paperopoli”, attraverso lotte e gesta eroiche fino alla nascita della metropoli moderna. L’autore? Don Rosa, chi altri.
Insomma, un “Uack – Parte 2” che promette bene sin da subito, confermandosi l’erede dell’era Panini di “Zio Paperone”, una rivista che va sicuramente collocata in una fascia d’età adulta e non per tutti, quindi coraggiosa in un momento che per mille noiosi motivi spinge quasi tutta l’editoria alla prudenza. Soprattutto, quello che viene fuori da queste pagine rugose è la storia di un modo di fare fumetti che non esiste più, figlio di un mondo che era anch’esso diverso. Trovarsi di fronte a Paperino che invita gli americani ad acquistare gli assegni di guerra per contribuire alle spese dell’esercito durante la seconda guerra mondiale o lo strillo di un abbonamento di 1 dollaro a biennio è come sfogliare un vecchio album di foto. Un’epoca fatta di inchiostro, di rulli, di “Dell” e “K” (Keystone) che marchiavano i titoli delle storie, di matite e chine ripassate a mano, che è un patrimonio da tenersi stretti.
Per quanto riguarda il cambio di periodicità ci rendiamo conto che parecchi avranno storto il naso, ma se solo pensiamo, scorrendo i titoli delle storie di Barks e di altri in quegli anni, a ciò che ci aspetta…niente, la rabbia aumenta di più, perché vorremmo divorarcele subito. E allora calma, sangue freddo e “Uack!” a tutti.
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