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Nuvole d'arte Manara e gli altri: la lunga guerra dei red light comics

01/04/2016

Se dico Annette Kellerman credo che nessuno di voi sappia di chi stiamo parlando, ma se facciamo un passo indietro, fino al 1917, l’alba del secolo delle grandi scoperte, in piena Belle Epoque, potremmo entrare in una sala cinematografica e trovarcela di fronte, sullo schermo, seduta sul tronco di un albero in un bosco, mentre ci guarda completamente nuda.
Il film è “La figlia degli Dei”, di Herbert Brenon, ed è considerato il primo lungometraggio della storia a mostrare un nudo integrale. Australiana, nuotatrice professionista poi prestata al cinema, Annette mostrava un corpo tipico dell’epoca, con fianchi larghi e seni prosperosi. Confrontarla con i moderni canoni di nudo artistico dà un’idea precisa di come in un secolo sia cambiata radicalmente la concezione di corpo desiderabile.
L’eros, inutile dirlo, ha molto faticato a trovare sbocchi artistici dal Medioevo alla fine dell’800, in qualsiasi disciplina; pensiamo alla pittura rinascimentale, puoi mostrare tranquillamente teste mozzate e squartamenti, ma guai a far uscire fuori una tetta!
Messa così la cosa strapperebbe un sorriso, a patto di dimenticarci quanto una pratica così ispiratrice come quella sessuale, dal più casto bacio, avrebbe contribuito ad arricchire il patrimonio culturale nostro e del mondo intero.
Non che l’erotismo non sia stato dipinto anche in questi 1000 e passa anni, ma è indubbiamente stato oggetto di incomprensibili (o non tanto, a ragionarla come fanno ancora certe “visioni illuminate”) restrizioni che lo ha relegato ad ambienti e spazi ristretti. Non ci siamo capiti? Pensate ad un incontro passionale dipinto da Michelangelo o Giotto…ecco, purtroppo potete solo immaginarlo.
Dà quasi un senso di rivincita scoprire che il più grande artista del fumetto erotico, Milo Manara, viene dal mondo della pittura e che proprio Milo l’ha rivisitato alla sua maniera lo scorso anno nella bellissima opera “Caravaggio, la tavolozza e la spada”, ennesimo successo planetario del maestro.
Anche avvalendosi del fatto di essere insieme al cinema un medium figlio della Belle Epoque, il fumetto, soprattutto quello italiano, è stato per certi versi prima precursore e poi principale strumento della “rivoluzione sessuale” che ha investito la società occidentale a partire dagli anni ’60. Con le proteste giovanili e il fenomeno Hippie, sono ancora una volta i ragazzi ad urlare al mondo che è ora di dire basta a vecchie imposizioni morali, il sesso è una cosa bella e merita di essere goduto in tutte le sue sfumature.
E’ difficile, oggi, dire se “Valentina” sia il fumetto figlio di un’epoca o se quest’ultima sia in realtà figlia del fumetto di Guido Crepax, sicuramente la fotografa con disagi psicologici e sociali, disposta a darsi senza tanti complimenti e amante delle pratiche più spinte come il fetish è l’icona per eccellenza della nuova generazione che non ha paura di amare in maniera fisica, ma anche di un nuovo canone di corpo più esile, meno prorompente, che seduce con i movimenti e l’essere disinibito, più che per le forme.
Il personaggio più famoso, in un contesto che vedeva l’ottava arte terreno fertile per sceneggiatori e disegnatori più o meno bravi ma ciascuno con la sua particolare visione, che portava sugli scaffali ben nascosti ai bambini delle edicole di allora titoli come “Sukia” e “De Sade”, o le serie “Maghella” e “Sexy favole”.
Il filone, almeno in Italia, inizia ad esaurirsi con l’arrivo degli anni ’80. Ai nuovi ragazzi piaccioni i motori Turbo, il calcio, i motorini truccati, e poi ormai c’è il divorzio, almeno nelle grandi città si può andare a convivere o separarsi senza essere guardati da tutti come peccatori: ciò che doveva essere conquistato, almeno in parte, lo è stato, e i fumetti porno diventano roba per adolescenti che non hanno la ragazza, cose da tenere nascoste anche agli amici.
Solo Manara e Crepax, ormai celebrati come geni indiscussi, continuano a portare avanti un’arte di cui non si sente più bisogno.
Anche all’estero succede lo stesso. In Oriente le produzioni vanno avanti in Giappone, dove il genere Hentai resta per la maggior parte una parodia a sfondo pornografico delle serie regolari, niente a che vedere con quanto successo dalle nostre parti.
Ecco perché in questi mesi segnati dal riaccendersi di nuovi dibattiti riguardanti la libertà sessuale “Sunstone”, dell’autore croato Stjepan Sejic, che si prepara a rilasciare a brave il secondo volume appare come il primo figlio di questa nuova battaglia.
Due ragazze si conoscono in una chat; una, Lisa, è una giovane scrittrice, l’altra, Ally, una donna in affari. Si incontrano e si piacciono subito. Nascerà una storia di sesso in cui Ally, da dominatrice, inizierà la sua partner alle pratiche del BDSM e della sottomissione.
Niente a che vedere con quella fesseria che ha spopolato al cinema qualche tempo fa, qui si respira la forza inesorabile di una parte di mondo che lotta per venire a galla, l’alba di una nuova specie.

 

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