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Nuvole d'arte Francesco Artibani: paperi mascherati, mostri e...

13/11/2015

Se siete fra quelli che non ce la fanno più perché vostro figlio, vostro cugino o il vostro migliore amico da due settimane ha ricominciato a parlare di Scudi Extransformer ed Evroniani, o se non riuscite a concepire il fatto che una possa chiamarsi Elena Patata senza attirarsi addosso le peggiori battutacce da parte dei compagni di classe, allora prendetevela con lui!
Attacchi alieni, cyborg con le sembianze di papere alte 1.80, mostri con la “R moscia”…dopo tanti anni, a parte qualche tipo coolflamizzato in Tv e tra i banchi del Parlamento, credevamo di esserne usciti e invece…
Si scherza perché anche a lui piace prendersi poco sul serio. In realtà Francesco Artibani non è solo il nome che lega il ritorno di due grandi saghe come Pk e Monster Allergy (con le storie "Il raggio nero" e "Il cimitero dei domatori"), quanto l’autore che unisce almeno due generazioni di lettori.
Ecco l’intervista che ci ha regalato, godetevela.

Francesco, Pk (credo che possiamo fermarci alla fine di Pk2) termina nel 2002, Monster Allergy nel 2006. E’ andata bene, ma non era così scontato come si potrebbe pensare. Per uno sceneggiatore, qual è il rischio maggiore nel riprendere in mano qualcosa che si credeva finito tempo fa?
F: Il rischio è quello di essere arrugginiti e di peccare di presunzione pensando di riuscire a scrivere una cosa con la stessa familiarità con cui la scrivevi dieci anni prima. Non è esattamente come andare in bicicletta ed è necessario ripassare bene la materia prima di avvicinarsi a questa nuovamente. Per Monster Allergy, scritto come sempre insieme a mia moglie Katja Centomo, abbiamo discusso a lungo, ci siamo riletti tutto ed è stato bello ritrovare lo spirito delle prime storie.

Da quando Pk è tornato tutti si chiedono: “lo rivedremo in edizione mensile o resterà su Topolino?”. Io dico che resta su Topolino, dimmi che sbaglio per la gioia di tutti i Pkers.
F: Per il momento il settimanale è la nuova casa di Pikappa ed è una casa in cui io mi trovo benissimo, comodo e a mio agio. Come è già stato detto, una nuova rivista dedicata costa molto denaro e andare in edicola in un momento tanto delicato per l’editoria a fumetti e per gli stessi punti vendita è un rischio troppo grande. Naturalmente tutto è possibile e potrei essere smentito domani ma preferisco non pensarci e continuare a ragionare sul formato di “Topolino”.

I Pkers, parliamone. Sono stati il primo fenomeno social del fumetto italiano. Eravate consapevoli nelle stanzette del Pk Team, a quel tempo, che stavate rivoluzionando i costumi dell’ottava arte?
F: Sicuramente no, la reazione immediata dei lettori e l’avvento dei Pkers è stata una sorpresa per tutti. All’epoca naturalmente si sperava in un buon riscontro ma i rischi dell’operazione PK erano molti e molto alti. E’ scattato qualcosa, un evento che – dal punto di vista editoriale – capita molto raramente. Al di là del riscontro di vendite è scattato un legame tra lettori e personaggio fatto di familiarità e complicità, un gioco molto bello e divertente che ha creato una comunità che a distanza di anni ha saputo ritrovarsi. Niente di tutto questo è stato programmato ma, piuttosto, gestito in maniera divertita e giocosa e i risultati si vedono ancora oggi.

La fine di Monster Allergy ha rappresentato la fine di un epoca, quella degli “spillati”. Che è successo a un certo punto?
F: Con PK e Witch la Disney italiana aveva trovato un suo spazio in edicola; a quelle riviste ne sono seguite altre come Monster Allergy, Kylion, X-Mickey e PP8. Di fatto quelle riviste hanno semplicemente sofferto di un calo di vendite e hanno chiuso. C’erano aspettative più alte ma è curioso notare che le 16.000 copie con cui Monster Allergy ha chiuso oggi farebbero la felicità di molti editori. Cambiano i tempi e ci si adegua, questo è uno dei corsi e ricorsi storici del fumetto.

Il ritorno delle avventure di Zick e Elena è ambientato 10 anni dopo la fine della serie regolare. A guardarlo bene, anche il Paperinik di “Potere e Potenza” non sembra più lo stesso di prima. Quanto è diverso il Francesco Artibani di oggi, a livello professionale, rispetto a quello di allora?
F: Siamo cambiati tutti, da ogni punto di vista. Cresciuti, invecchiati, magari più esperti, migliorati per alcuni aspetti e peggiorati per altri. Per quello che mi riguarda credo di avere accumulato più ore di volo, fumettisticamente parlando, e forse ho imparato a gestire meglio alcune situazioni lavorative. La vita va avanti e questo fornisce spunti e considerazioni nuove che posso utilizzare nelle mie storie. La “maturità” che ogni tanto Paperino rivela è solo il frutto di questa crescita – tanto per fare un esempio. La nascita dei miei figli e la vita insieme a loro mi ha dato certamente degli elementi nuovi per le mie storie.

Sempre a proposito di Monster Allergy, arriverà anche un n.31 vero?
F: Vediamo che cosa accadrà con il numero 30. L’accoglienza è stata molto buona e incoraggiante – commovente, direi – ma i conti li faremo alla fine.

Tornando a Pk, l’anno scorso, nell’ambito del sondaggio sulla distruzione della Ducklair Tower, abbiamo assistito a scene da “Misery non deve morire”. Quanto pesa l’era dei social network nel tuo lavoro?
F: Quello con i social network (ma soprattutto con chi li utilizza) è un rapporto combattuto. Non sono particolarmente social, ho solo una pagina Facebook che uso essenzialmente per cazzeggiare e per presentare le novità relative al mio lavoro, parlando soprattutto di fumetti e cartoni animati. Cerco di non intervenire mai sui forum o nelle discussioni esterne ma leggo sempre tutto per capire principalmente qual è la percezione dei lettori verso le storie che escono. Leggo cose interessanti ma leggo anche montagne di frescacce travestite da opinioni rispettabili; di solito non dico nulla ma non riesco sempre a mantenermi fedele ai miei propositi e scatta la polemica. Questo lato litigioso dei social network non mi piace, è una sconfitta per tutti. Non c’è la possibilità di un dialogo vero e tutti alla fine se ne tornano a casa con la stessa opinione di partenza. La vicenda della votazione legata al destino della Ducklair Tower è stata emblematica, con la reazione isterica da parte di alcuni che – malgrado i picchi di nervosismo – non è riuscita a rovinare quella che doveva essere un’iniziativa bizzarra per festeggiare il ritorno di Pikappa coinvolgendo il suo pubblico. Di solito trovo divertenti queste esternazioni da ultras ma non sopporto leggere delle accuse di malafede o di scorrettezza nei confronti degli autori o della redazione del giornale. Siamo tutti qui per fare il miglior giornale possibile e nessuno – e dico nessuno – si permetterebbe mai di prendere in giro i lettori.

Una cosa su “Il raggio nero” devo chiedertela. Almeno dalla prima parte, sembra che insieme al ritorno di PKNA stiamo assistendo, soprattutto per le ambientazioni, anche quello di Pk2. “La voce del buio” è, secondo me, la più bella storia mai scritta con protagonista un eroe mascherato. Credere, oggi, che quella testata abbia chiuso per lasciar posto al confuso reboot che è venuto dopo risulta difficile. Quanto ha significato, per te e gli altri autori, Pk2, e quanto di quella serie ritroveremo in questa?
F: Ripeto una cosa che mi piace dire in questi casi: l’esperienza di PK è stata una delle più belle avventure fumettistiche in cui mi sia trovato perché per la prima volta ho avuto modo di lavorare all’interno di un vero gruppo, con tanti autori che si ritrovavano per condividere le proprie proposte, uniti da un solo obiettivo – ossia realizzare un mensile speciale con un protagonista straordinario. Il reboot è nato seguendo altre esigenze e sono uscito da quel progetto subito dopo la riunione di presentazione. Non l’ho seguito e per me PK è solo quello delle prime due serie; queste nuove avventure del personaggio si ricollegano a quelle storie lì e l’intenzione è quella di rimettere in scena quel protagonista e quel mondo senza essere schiavi della nostalgia ma guardando al presente e al pubblico di oggi, senza dimenticare i Pkers affezionati, uno dei pilastri della serie.

Pk e Monster Allergy sono solo alcuni dei tuoi lavori. A breve ti leggeremo anche su “Le Storie” per Bonelli. Fai la tua dignitosa figura in tutti i generi, quali sono quelli che più hanno segnato la tua formazione come sceneggiatore?
F: Quella per “Le Storie” è una sortita che non avrà seguito anche se il fumetto avventuroso e realistico continuo a praticarlo tutte le volte che posso. Le mie basi però sono legate al fumetto umoristico e l’esempio di René Goscinny (per qualità, quantità e varietà di scrittura) è per me ancora oggi insuperato. Ma nella formazione c’è veramente di tutto, dal fumetto Bonelli (con Tex e Zagor che leggo da 40 anni), ai supereroi, il fumetto classico americano e franco-belga, i manga… l’elenco è veramente infinito, ho sempre letto di tutto e continuo a leggere di tutto.

Non puoi rifiutarti. La “top three delle storie di Francesco Artibani”, secondo Francesco Artibani.
F: Sono affezionato a tante storie e ogni volta che mi trovo a fare questo genere di classifiche cambio il podio. Oggi, a pari merito, metto il primo episodio di Monster Allergy, “Miseria e nobiltà” per Topolino e “Il boia rosso” realizzato con Ivo Milazzo – ma se me lo chiedi di nuovo tra una settimana ci sarà sicuramente qualche titolo diverso.

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