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Nuvole d'arte Topolino e Pippo On the road: un viaggio chiamato vita

26/06/2015

La calda estate inizia a farsi sentire. Il sole scotta abbastanza e il mare, inevitabilmente, porta il suo richiamo fino alle afose città.
Se siete tra quelli che stanno già sfrecciando in Vespa una mattina sì e l’altra pure verso tuffi e tintarella, e magari sfogliano il nuovo “Estatissima Disney” sotto l’ombrellone…questo articolo non è per voi.
Già, perché è dedicato a tutti quelli che, tra esami universitari, lavoro e altro il mare non l’hanno ancora visto, e chissà quando lo vedranno. Sappiatelo, sono uno di voi, e a voi va la mia solidarietà e stima.
Così come ogni anno riprendiamo da dove avevamo lasciato quello prima, vale a dire dai libri, siano esami vecchi o nuovi, anche qui ricominciamo da dove avevamo lasciato l’ultima volta: dal disegno di un viaggio.
Per parlarvi di “Topolino e Pippo On the road” bisogna prima che vi racconti di tre persone.
Una è Horatio Alger, autore ottocentesco di romanzi per ragazzi, che a molti risulterà quasi sconosciuto. L’altro, Ernesto Guevara, è invece conosciuto, a mio parere, più sotto un profilo “iconico” che reale.
Attenzione, ho detto Ernesto e non “Che”, perché il personaggio a cui intendo riferirmi è l’Ernesto ragazzo studente di medicina a Buenos Aires, che parte con l’amico Alberto Granado a bordo di una motocicletta per esplorare l’America Latina. In quel viaggio i due amici scopriranno un continente selvaggio, puro, bellissimo, ma anche la miseria, il sopruso dei forti nei confronti dei deboli, un mondo in antitesi con quello di Alger, dove i protagonisti, ragazzi poveri che vengono da vite disagiate, riescono a trovare la propria strada col sudore e la forza d’animo.
Lo scrittore è forse il precursore della visione denominata “Sogno Americano”, vale a dire la convinzione che il duro lavoro, il non mollare di fronte alle difficoltà, il perseguire un obiettivo con tenacia portino al successo indipendentemente dalla situazione economica e sociale di partenza.
Ora, questa rubrica per fortuna si occupa di cose molto meno noiose della politica, mi limito solo a dire che la visione della vita e le successive opere di Ernesto Guevara sono oggettivamente molto più orientate a questa visione che a quelle a cui la rivoluzione a cui partecipò portarono dopo la sua partenza, ma sta di fatto che il Sogno Americano e il viaggio introducono la terza persona, Jack Kerouac.
Anch’egli scrittore, poeta e pensatore, Jack fa di questi due elementi il punto centrale del suo pensiero, una sorta di ricerca della pace con se stessi attraverso la scoperta del mondo che ci sta intorno: parliamo del movimento “On the road”, e di “Beat Generation”.
“Sulla strada” è forse il suo romanzo più bello, cardine del nuovo modo di vedere l’America e il mondo come terra di opportunità, e da qui Fausto Vitaliano e Paolo Mottura partono per raccontare la loro storia.
Topolino è un aspirante scrittore che vede il suo romanzo rifiutato dal direttore dalla casa editrice della sua città, che però gli affida un compito: portare due rotoli di carta per stampa alla sede gemella che si trova sulla costa Est, all’altro capo del paese. Il protagonista accetta ma, arrivato alla stazione, scopre di aver perso l’anticipo versatogli per pagarsi le spese del viaggio.
Proprio quando sta per rinunciare incontra Pippo, giramondo che si offre di accompagnarlo viaggiando coi suoi “metodi”. Inizia così un’avventura che porterà Topolino lontano dalla sua stanzetta, attraverso un paese fatto di metropoli trafficate ma anche, e soprattutto, di sterminate distese incontaminate, dove non c’è traccia dell’esistenza dell’uomo, braccati da quattro loschi individui per motivi che conosceremo solo alla fine.
“On the road”, dicevamo, è la storia di un viaggio, ma soprattutto la storia di due viaggiatori che, come dice Pippo, “vedono tutto quello che c’è da vedere, e non solo quello che vogliono guardare”.
Un viaggio, ma soprattutto dentro se stessi, come quello di Ernesto “attraverso la nostra maiuscola America”, e verso quei sogni che si conquistano rischiando di perdere tutto.
Nella bellissima vignetta finale, su un treno che corre verso il tramonto, Topolino trova finalmente quello che cercava, semplicemente una nuova partenza, un nuovo viaggio, una nuova meta da raggiungere.
In fondo il bello della vita è questo, la nostra stessa esistenza è un viaggio che non finisce mai, un treno che corre verso una nuova estate, un nuovo esame, un nuovo amore, o qualcosa che non sappiamo.
E’ come dice Cesare Cremonini, “non è importante dove, conta solamente andare”.
Scherzavo, amici che vanno verso il mare, questo articolo è anche per voi, come tutti gli altri, e per tutti quelli che, zaino in spalla, in moto, in auto o a piedi, guardano l’orizzonte di fronte a loro e vanno.

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