La prima cosa a cui ho pensato appena finito di leggere “Nathan Never 286 – L’angelo della distruzione”, ultimo capitolo della “Trilogia di Angel”, iniziata a Febbraio con “Rivelazione” e proseguita con “La mela di Eris” fino al già citato, è una scena di “Signs”, sottovalutato film di M.Night Shyamalan in cui Graham, un ex pastore interpretato benissimo da Mel Gibson, e altri abitanti di un paesino si trovano coinvolti nello strano caso di misteriosi disegni che appaiono nei campi di grano della zona.
Mi riferisco ad un dialogo tra Gibson e suo fratello Merrill (Joaquin Phoenix) mentre stanno guardando in tv uno speciale su delle luci comparse nel cielo ovunque nel mondo si trovino quei disegni.
Secondo il protagonista “gli uomini si dividono in due grandi gruppi: quando gli capita un colpo di fortuna, i primi ci vedono di più che mera fortuna, che mera coincidenza, lo vedono come un segno, come la prova che esiste davvero qualcuno lassù che veglia su di loro; per i secondi è solo un caso, un fausto, concorso di circostanza. Ecco, quello che devi chiederti è che tipo di persona sei. Sei di quelli che vedono segni o miracoli o pensi che sia solo il caso a governare il mondo? Insomma, in altri termini: è possibile che le coincidenze non esistano?”.
Quando Padre Keldan, seguace del culto della “Divina Presenza”, riceve un misterioso segnale da una macchina da lui costruita crede immediatamente che si tratti di un segno divino. Il tutto si limiterebbe a rimanere ristretto ad un piccolo gruppo di persone credenti del movimento religioso, se non fosse per il fatto che un giorno, durante un sermone, dalla macchina compare una ragazza che sembra avere il dono di leggere e guarire le persone. Quella che prima era una piccola congrega di fondamentalisti si trova al centro dell’attenzione di tutto il mondo.
L’opinione pubblica si divide subito in due: da un lato ci sono quelli per cui Angel è una creatura divina inviata agli uomini per purificare un mondo in cui il peccato è diventata la regola, dall’altro quelli che ribattono che è solo un imbroglio, preparato ad arte da Padre Keldan per diffondere il proprio culto con l’inganno.
Toccherà all’Agenzia Alfa indagare sul conto del pastore. Soprattutto, “chi è, e da dove viene davvero Angel?”, è la domanda su cui si concentra l’attenzione dell’agente Nathan Never e dei suoi colleghi.
Dubbi che aumenteranno sempre più, quando il presidente dell’associazione scientifica che si era opposto pubblicamente a Keldan e Angel morirà fulminato e un’intera strada, frequentata da prostitute e spacciatori, verrà distrutta da un esplosione di cui non si capisce l’origine.
Arrivare alla soluzione non sarà semplice, e l’indagine metterà seriamente alla prova le convinzioni dei protagonisti. Ancora una volta ne escono benissimo i personaggi di Legs e Sigmund, confermando il meraviglioso lavoro degli autori della serie sui personaggi prima che sulle trame.
Il finale si apre a interrogativi ancora più grandi. Se, infatti, verranno sciolti i dubbi su chi sia Angel e come mai non esiste traccia del suo passato nella sua memoria, saranno i motivi del suo arrivo nel nostro mondo ad aprire le porte sulla questione che resta, almeno per il momento, irrisolta, vale a dire chi l’ha mandata.
Ancora una volta sta alla libertà di pensiero delle persone credere una cosa o l’altra. Del resto, ancora una volta, la “Città dell’Est” si mostra come teatro di un futuro in cui l’umanità ha scelto di nascondere dietro l’ingannevole bella facciata della tecnologia la propria incapacità di interrogarsi sulle domande che da sempre la perseguitano e a cui, forse, per timore della verità sceglie di non dare una risposta.
Perchè, come diceva Graham, gli uomini del primo gruppo in quelle luci “scorgono il miracolo e nel profondo sono convinti che qualunque cosa avvenga, c'è sempre qualcuno lassù che li protegge... e questo li riempie di speranza”, mentre “quelli del secondo gruppo guardano quelle quattordici luci con molto sospetto. Per loro questa situazione è "metà e metà": può essere brutta e può essere bella. Ma nel profondo sono convinti che qualunque cosa accada essi sono soli... e questo li riempie di paura”.
Forse, tra questi due gruppi, ne esiste un terzo, molto più numeroso, fatto di gente normale, che ogni mattina esce per andare a lavoro e la sera torna a casa dalla famiglia. Persone che preferiscono tenersi dentro le loro cose, e che di fronte ad una ragazza che sembra arrivata dal cielo per alcuni e una matta per altri, preferiscono spegnere la tv o cambiare canale, scegliendo semplicemente “di non chiedersi…”.
Con questo ci salutiamo, “Nuvole d’arte” va in vacanza cari ragazzi. Se state già prendendo i fazzoletti non fatelo, non vi lasceremo soli tutta l’estate, anche se detta così suona più come una minaccia.
Tanto per cominciare, settimana prossima ce ne andiamo al Cavacon, pensavate davvero che non avremmo preparato niente per l’occasione?
Nel frattempo, e qui il fazzoletto serve a me, ringrazio chiunque abbia letto, visto o anche solo aperto per caso la nostra pagina finora. Viva i fumetti, ragazzi, e a presto!
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