E’ notte, siamo in città. E’ una grande città, piena di grattacieli, ponti e autostrade.
In uno di questi grandi palazzi, non si sa bene dove, ci sono tre uomini. Uno di loro è appeso per le caviglie a testa in giù, ha la testa mezza aperta ma è ancora vivo. A ridurlo così è stato l’uomo alto e grasso che sta di fronte a lui e tiene in mano una mazza da baseball. Il terzo è un individuo distinto, elegante, che guarda la scena con le mani in tasca.
Non si sa cosa abbia fatto l’uomo appeso a testa in giù, ma sta di fatto che i due sono molto contrariati. “Sono stati i colombiani”, urla per difendersi, ma quello grasso gli sta buttando un liquido addosso e sta chiedendo al suo collega di preparare il saldatore, quando si sente giungere una musica nella stanza.
I due devono essere di quelli a cui non piacciono i contrattempi, così il signore elegante si allontana per controllare cosa succede.
Non vedendolo tornare, anche il grassone si allontana un momento. Entrambi non ritorneranno più dal buio della stanza, da cui riemerge un’altra figura. Nel buio non si vede bene, ma è alto, indossa un cappotto lungo e fuma una sigaretta. Uno che l’uomo appeso a testa in giù non aveva mai visto prima, ma poco importa. Qualunque cosa fosse successa in quella stanza poco prima, quel tizio è l’unico modo che ha per salvare la pelle, così gli chiede aiuto.
Quello si ferma, lo guarda chiede se vuole fumare e gli lancia la sigaretta.
Gotham City è una città dura, dove capita che per sopravvivere uno debba essere costretto a sporcarsi le mani. Nessuno ha la coscienza pulita, e tutti hanno qualcosa da temere.
Proprio tutti, a quanto pare, visto che alcuni tra i più potenti boss della malavita locale stanno finendo uccisi per mano di un misterioso assassino che sembra conoscerne le abitudini.
Intanto Bruce Wayne, ricco magnate proprietario di una delle più grosse industrie mondiali con sede in città, da qualche tempo fa strani sogni.
Sogni confusi, che riguardano la sua infanzia, poco prima che i genitori morissero. C’è la scuola privata che frequentava in quel periodo, un suo amico di allora e il preside.
Non ha avuto una vita facile, Bruce, nonostante le apparenze. Dietro le ricchezze si nascondono il dolore , l’insicurezza e un fragile equilibrio psicologico, che lo portano a passare gran parte della sua vita nascosto dietro una maschera, a lottare contro persone cattive con metodi spesso ugualmente brutali.
Nessuno lo sa, tranne le poche persone di cui si fida, ma Bruce Wayne è Batman, l’uomo vestito da pipistrello che si aggira tra le strade buie della violenta metropoli. Per alcuni un eroe, per altri un criminale a sua volta.
Indagando su questa strana serie di delitti il detective mascherato scoprirà che esiste un filo che legava le vite delle vittime, una storia iniziata tanto tempo fa in un monastero sperduto tra le montagne di in un piccolo Stato dell’Europa Centrale.
Eppure, se le cose stessero davvero così, vorrebbe dire che il killer che semina sangue a Gotham è una persona nata quasi tre secoli fa. Impossibile, eppure il fantasma di cui parlano i monaci del vecchio monastero Bruce Wayne lo conosce bene, perché lui quell’uomo, o uno che gli somiglia parecchio, l’ha già visto, da bambino, nella vecchia scuola in cui ora rivive i suoi incubi notturni.
E’ possibile che sia davvero la stessa persona? In altre parole, esistono i demoni? Sembra incredibile eppure, scriveva Arthur Conan Doyle, “Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto poco probabile sia, deve essere la verità”.
Tutto ciò e tanto altro è “Gothic”, capolavoro di Grent Morrison che torna in fumetteria nel nuovo volume Lion.
Sfruttando anche le meravigliose tinte scure che il disegnatore Klaus Janson sceglie per conferire all’opera quel senso di astratto e fantastico, Morrison mette su una storia leggendaria, che ti attacca dalla prima pagina, cupa, crudele.
Alla fine tanti dubbi e una sola certezza. Il male genera sempre altro male, si annida nel cuore degli uomini e li trasforma. Nessuno ne è immune, e solo conoscendolo si può affrontare.
Non verrà mai sconfitto, eppure vale la pena combatterlo per proteggere chi si ama, la città dove si è cresciuti, o per dare pace a chi non c’è più, anche se si tratta di una suora torturata e uccisa trecento anni fa.
Perché almeno loro, i morti, meritano di andare in pace, mentre noi dobbiamo restare e continuare a lottare, a Gotham City e in qualunque altra parte del mondo, con o senza una maschera sul volto, tra le pagine di un fumetto o nella vita di ogni giorno.
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