Prima di cominciare una breve parentesi su “Dylan Dog – Il cuore degli uomini”. Data l’uscita del mensile collocata alla fine del mese, questa storia d’amore malato arriva quando baci e cuoricini sono stati messi da parte, e ne beneficia sicuramente.
La trama offre interessanti spunti di riflessione su come ogni forma di sentimento, portato agli estremi, rischia di distruggere non solo chi amiamo, ma prima di tutto noi stessi.
Argomento già trattato, vero. Il colpo di scena che porta al finale era prevedibile, vero.
Eppure questo nuovo episodio di Dylan, pur non essendo memorabile, è uno di quelli che ti resta fastidiosamente attaccato addosso, che lascia il vuoto a pensare a come, spesso, ci si autodistrugga per nulla, e quel “Mi dispiace” di Dylan pronunciato alla fine è quello che ognuno di noi deve, doveva o dovrebbe a qualcuno.
Torniamo a parlare di Zombi. Anzi, parliamone.
Se la scorsa settimana avevamo tracciato la trama e lo sviluppo di “The walking dead” parlando della sopravvivenza degli uomini nel mondo degli zombi, adesso parliamo di loro, dei morti che camminano, dei mangiatori di carne…insomma, parliamo dei cattivi.
Lo zombi, nell’opera di Kirkman, è dappertutto. Scordatevi di barricarvi in casa e aspettare il mattino come i protagonisti del film di Romero.
Questi qua girano a qualsiasi ora del giorno e della notte, sono lenti ma non si stancano come gli uomini, quindi è consigliabile non darsi ad una fuga sfrenata rischiando di rimanere senza fiato, ma, se disarmati, tenere un passo costante che permetta di risparmiare energie.
Non si sa se ci vedano, o se vedano bene, ma di sicuro hanno un olfatto che il commissario Rex gli farebbe i complimenti, perché sentono l’odore della carne umana a grandi distanze, e sono attratti dai rumori.
Quindi, se non odorare vi risulterà un tantino difficile, almeno cercate di fare il minor rumore possibile. E se vi capiterà di essere di fronte ad uno di loro e non avere altra scelta che affrontarlo, ricordate: gli zombi muoiono se uccidete il loro sistema nervoso.
Colpite alla testa, e fatelo preferibilmente con armi da taglio o comunque silenziose. In breve: se avete una pistola e volete levare di mezzo uno zombi, fracassategli la testi col calcio della pistola, perché se gli sparate correte il rischio di trovarvi i suoi amichetti contro.
non si sa come sia cominciata ne quando finirà, ma l’era degli zombi è iniziata.
Si parla tanto del tema apocalittico, ma a mio parere il tema su cui è improntato “The walking dead” si lega più alla nascita, all’alba di una nuova era.
Per capire meglio, andrebbe letto quel capolavoro immenso che è “Jurassic Park” di Michael Crichton (tralasciamo il film, che è anche bello ma del romanzo ha solo il nome). Su un isola del Costa Rica si crede di aver creato un sistema perfetto, in cui i dinosauri e l’uomo possono vivere insieme. Ben presto la struttura collasserà, e un gruppo di uomini, tra cui scienziati, imprenditori privi di scrupoli e opportunisti del caso dovranno sopravvivere a feroci animali preistorici, che un tempo furono padroni del mondo.
Man mano che le cose precipitano, vi renderete conto di quanto fragile sia l’equilibrio, naturale ma soprattutto psicologico, che ha permesso alla razza umana di prosperare. Alla fine qualcuno riuscirà a salvarsi dopo aver riattaccato il sistema energetico e aver chiesto aiuto, mentre l’isola e i dinosauri verranno distrutti.
In quel caso, verrebbe da dire, siamo stati fortunati, perché la minaccia (i dinosauri) era localizzata in un area circoscritta (l’isola), ma la cosa essenziale era un’altra. Nel romanzo di Chrichton l’uomo giocava in casa, in una Terra diversa da quella di milioni di anni fa e avendo dalla sua parte l’arma più potente: la radio per chiamare l’esercito e far sganciare quintali di bombe.
In “The walking dead” non è così.
Basta guardare cosa circonda Rick e gli altri uomini per capirlo. Tutto quello che ha contraddistinto la presenza della specie umana sul pianeta, vale a dire le città e le tecnologie, sono distrutte, annientate, e come se non bastasse gli uomini stessi sono zombi.
Già, perché dopo morti si diventa tutti zombi, e allora dov’è la speranza? Come abbiamo detto, se guardiamo la serie ne scorgeremo una effimera ombra nel passato dei protagonisti, ma nel fumetto ci accorgiamo che non esiste. In fondo, ciò che i detrattori dell’opera dicono è giusto: l’unica cosa che succede è che in ogni numero muore qualcuno, e qualcun altro diventa zombi.
Gli ultimi uomini sono spettatori di un nuovo mondo, di una nuova civiltà che si prepara a prendere possesso della Terra e a scrivere la propria storia. Molti, pur inorriditi, ne faranno parte. Inutile resistere, inutile combattere.
I dinosauri, stavolta, siamo noi.
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