San Valentino! La festa degli innamorati, giovani e meno giovani, ritorna e come ogni anno porta con sé il suo contorno di baci e cuoricini palpitanti.
E a chi si sgola a dire che ogni giorno è buono per dimostrare il proprio amore alla persona amata rispondiamo che sarà anche così, ma le pasticcerie e le fabbriche di pupazzetti di tutto il mondo consigliano di dimostrarlo più efficacemente in tale ricorrenza.
E poi, diciamoci la verità, cosa ci costa fare qualcosa per chi ci vuole bene (o ci sopporta), da un giorno, un mese, un anno o da una vita? E allora ben vengano le cenette romantiche, il regalino e il tradizionale film romantico al cinema in una serata tutta coccole.
I nostri genitori guardavano “Colazione da Tiffany”, i nostri nonni “Pane amore e…” e prima ancora “Luci della città”, diversi modi di raccontare l’amore, ma che dimostrano come, in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo, il cuore umano prima o poi inizia a battere forte, e non è per forza necessario correre in ospedale.
Non avendo lo stesso risalto mediatico del cinema, le storie a fumetti si collocano ad un livello più intimo e personale. Non ci sono le storie di una generazione, almeno non sono frequenti, piuttosto ognuno di noi è legato ad alcune storie.
Se, ad esempio, dovessi scegliere il mio film romantico preferito direi “C’è posta per te” con Tom Hanks e Meg Ryan perché, pur essendo del 1998, è il racconto della nostra generazione, quella dei social network e del virtuale.
Per i fumetti, invece, è molto più difficile. Le prime che mi sono venute in mente sono queste:
Paperinik e l’amore nell’oblio: forse complice la fresca ristampa su “Paperinik Appgrade” di questo mese, è la prima a cui ho pensato.
In realtà è impossibile non citare questa meravigliosa storia di Giorgio Salati, e gli altrettanto strepitosi (ma non è una novità) disegni di Mottura.
Quando Paperina scopre accidentalmente che dietro la maschera di Paperinik si nasconde Paperino, cade in una specie di amnesia, credendo di essere innamorata dell’eroe e non più del papero. Tema centrale è il ricordo, e le piccole cose, spesso trascurate, che legano le persone per sempre. Occhi lucidi assicurati.
Dylan Dog Il lungo addio: meravigliosa, forse la mia preferita del personaggio. Una sera Dylan riceve la visita di una vecchia amica, che le chiede di accompagnarla in un viaggio.
Non è il caso di aggiungere nemmeno mezza riga in più perché questo capolavoro lo dovete scoprire da soli.
Il protagonista potrebbe essere chiunque, e Marina ( il nome della ragazza) non è altro che il dolce ricordo di un bacio, di un saluto o di un pomeriggio d’estate che credevamo dimenticato, ma c’è in ciascuno di noi.
Zio Paperone La stella del Polo: a rischio di essere ripetitivo, ci troviamo di nuovo di fronte a qualcosa di immortale, capolavoro scolpito nel tempo.
Proprio il tempo è protagonista, quello che passa mutando alcune cose, e lasciando intatte altre.
Lo Zio Paperone che quel genio di Carl Barks tratteggia in questo episodio è cinico e malinconico insieme, e Doretta Doremì (la Stella del Polo) è pura nostalgia del tempo andato.
Una volta letta, diventerà parte di voi.
Nathan Never L’ultima onda: stavolta luogo e tempo sembrano non esistere. È una sorta di resa dei conti col passato, con sé stessi, con ciò che non si ha mai avuto il coraggio di ammettere.
Il rimorso per un amore non vissuto, tradito, che si respira in ogni riga la rende un pugno nello stomaco. Lo smarrito Nathan che vola via tra le onde alla fine potrebbe non essere mai esistito, come tante cose per cui siamo arrivati a perdere chi abbiamo amato.
Lupo Alberto L’alta marea: non è una storia d’amore, non solo; è una storia “di tutto”. Il tutto che passa tra le nuvole ad un sognante Alberto, o forse il niente di cui è fatto il vuoto della vita umana.
Non sarà una storia d’amore, ma chi è innamorato è così, pieno e vuoto allo stesso tempo, sospeso, incantato e tentato insieme.
Non è una storia d’amore, questa storia “è l’amore”.
Storie diverse, non sempre a lieto fine, come nella vita.
Perché, in fondo, qualunque sia il finale, è bello sapere di avere amato, di avere incontrato qualcuno a cui penserai un pomeriggio o una vita intera, qualunque strada ti porti a prendere la vita.
Come nel finale di “Cuori nello Yukon”, pietra miliare di Don Rosa e prequel ideale della storia di Barks, in cui un giovane Paperone getta tra la neve la lettera di Doretta Doremì, lasciandosi alle spalle una Dawson in fiamme e l’amore della vita, per addentrarsi nel gelo della bufera e del suo futuro da scontroso miliardario, pensando che, in quel luogo ai confini del mondo, potrebbe esserci per sempre una persona ad aspettarlo.
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