Ci sono due cose che proprio non mi vanno a genio: l’Anticonsumismo e il Complottismo. Il primo è, il più delle volte, stucchevole, il secondo è una cagata pazzesca (cit. Fantozzi).
Quando accade che questi si fondono, e hanno la possibilità di avere a disposizione un mezzo come la Rete, apriti cielo, il risultato è che ti tocca ascoltare e leggere delle cavolate che nemmeno sul giornalino della scuola alle elementari…
Il punto di discussione è, come al solito, di importanza centrale per la sopravvivenza della specie umana: un disegno, un perizoma, una donna nuda, una frase, cose così.
Questa volta si tratta di una copertina, più precisamente quella di Topolino 3089, in edicola questa settimana.
Chi lo ha acquistato, vi troverà disegnato il simpatico profilo di Pippo vestito da Reporter degli anni ’20, mentre sul numero della settimana scorsa, alla pagina che contiene le anticipazioni sul prossimo numero, la copertina annunciata questa settimana ritraeva Topolino e Paperino in mezzo a persone di tutte le età, e ciascuna di loro sollevava al cielo una matita.
Avrete capito che, al banco degli imputati, si discute il perché la copertina annunciata non sia andata in stampa.
A dire il vero, la Panini Comics ha risposto con un (altrettanto vero striminzito) comunicato che così recita:
“La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all’uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all’immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all’uopo di cui l’immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente (che potete trovare in allegato). La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale.”
Insomma, tralasciando che in quel di Modena parlano strano, o almeno difficile, dato che al posto di disegno e circolata usano “creatività” e “circolarizzata”, per non citare altre parole orripilanti come “all’uopo”, diciamo che per loro la situazione è risolta così: la copertina su Charlie Hebdo era una delle tante che ogni settimana gli autori preparano e tra le quali scegliamo, e alla fine non l’abbiamo scelta.
E’ finita qui? Non stareste leggendo quest’articolo.
L’etere si è scatenato, tutti a dire la loro e, per carità, io a quello che diceva Voltaire ci credo, quindi ben venga la libera opinione, solo che imbattersi in articoli scritti da giornalisti professionisti, e dico Professionisti, e leggere ramanzine alla redazione del settimanale per essersi fatto mettere i piedi in testa dai “piani alti” della Panini che teneva a salvaguardare il proprio mercato, o che il Topo ha perso un’opportunità per mostrare non si sa cosa (infatti non lo dice), è roba da ridere.
Parere personale, se quello in questione è senza dubbio il fumetto più famoso del paese, capace di appassionare milioni di lettori al punto di essere da oltre 60 anni ogni settimana nelle case degli italiani, è perché è sempre stato, e continua ad essere, al passo con i tempi (e spesso addirittura un passo avanti). Basti pensare alle battaglie ambientaliste portate avanti negli anni e alla continua attenzione alle trasformazioni tecnologiche mondiali, ultima quella della stampante 3D.
Che, come tutte le pubblicazioni, non si possa sottrarre alle regole del Marketing, non ci vedo nulla di strano, visto che l’obiettivo di qualsiasi azienda è chiudere il bilancio in attivo.
Detto ciò, la pagina bianca dell’editoriale sul numero 3087 è il miglior commento che il mondo Disney poteva dare su quanto accaduto in Francia.
Altri fumetti, in Italia e nel mondo, non hanno fatto neppure questo, perché, espresso il cordoglio per le vittime, il fumetto resta un mondo fantastico, che non va strumentalizzato eccessivamente. In fondo, oltre la pagina, c’è un universo dove non esistono animali che bruciano vive altre persone, certe cose esistono solo nel nostro cupo, monotono mondo.
Piccola nota per “Al servizio del caos”. Nel nuovo numero di Dylan Dog, Recchioni presenta John Ghost, nuovo nemico che promette molto bene.
La storia si fa apprezzare dall’inizio per l’ottima caratterizzazione del personaggio, un cattivo moderno che usa il nuovo sistema mass-mediale come arma principale. Critica, ma ben argomentata e soprattutto informata, alla produzione incontrollata, nel finale mostra come non ci sia bisogno di complottare e costruire niente di falso, perché (so che è difficile capirlo per chi crede che lo sbarco sulla luna sia stato girato a Hollywood e che l’11 Settembre gli americani se lo siano fatti da soli) la verità del quotidiano è quella che fa davvero male, e quando hai il controllo dell’informazione puoi mostrarla a chi vuoi.
A proposito, incredibile ma vero, anche qui in copertina non c’è l’ombra di una matita…saranno stati i piani alti.
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