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True Detective: Critica all’ingiustizia dell’abuso di potere

19/01/2015

Lucy: Yeah, I know. You're kinda strange, like you might be dangerous.
Detective Rust Cohle: Of course I'm dangerous. I'm police. I can do terrible things to people with impunity.

Titolo: True Detective
Anno: 2014- in corso
Genere: Poliziesco, thriller
Ideatore/Sceneggiatore: Nic Pizzolatto
Regista: Cary Joji Fukunaga
Attori principali: Rustin “Rust” Cohle (Matthew McConaughey), Martin “Marty” Hart (Woody Harrelson), Michelle Monaghan (Maggie Hart).

 

Un omicidio oscuro di una donna chiamata Dora Lange, il cui corpo viene trovato in uno stato insolito: legata vicino ad un albero in posizione di preghiera, segni e simboli strani sulla schiena, delle corna appoggiate sulla testa come fossero una corona. Quest’ultimo si collega alla scomparsa della piccola Marie Fontenoit, avvenuta cinque anni prima. Continue indagini e rivelazioni progressive di indizi sempre più tetri.
La vita dei detective Rustin Cohle (Matthew McConaughey) e quella del rude Martin Hart (Woody Harrelson) sono destinate ad incrociarsi in un caso che va abbastanza fuori dall’ordinario.
True Detective è un cocktail di mistero, descrizione meticolosa dei protagonisti e delle loro vite, e di un caso di omicidio che si infittisce sempre più ogni momento che passa. Alla base di questa commistione di elementi c’è una critica feroce a sistemi istituzionali di rilievo nella società.
È una serie antologica ovvero che ogni stagione ha una sua trama e dei suoi personaggi non replicati in quelle successive. La serie ci viene raccontata in due tempi differenti: nel 1995 in cui si apre il caso “Dora Lange” e nel 2012 in cui il caso, ormai archiviato da qualche anno, viene riaperto.

Le particolarità di questo poliesco sono la sua singolare caratterizzazione dei personaggi e lo sviluppo della storia, i quali solitamente non sono presenti in altri polizieschi perché si dà molto spazio alle indagini sul caso. A partire dai protagonisti, Rust Cohle, interpretato da un magistrale Matthew McConaughey, è una persona molto introspettiva, misteriosa, un alcolista che talvolta fa anche uso di droghe sintetiche. Dotato di un intuito e un modo di investigare molto particolari, egli è molto intelligente ma a causa di tutte queste sue stranezze, indubbiamente atipiche per un poliziotto, non viene preso molto in considerazione dai superiori al punto che questi ultimi, a tratti anche il suo compagno di indagini, iniziano persino a dubitare di lui. Un’altra cosa che colpirà sicuramente lo spettatore sono i suoi dialoghi-monologhi che intrattiene spesso con Marty. Discorsi filosofici sulla vita, la morte, la civiltà americana, il suo oscuro e triste passato, nei quali spesso ci si perde in una riflessione autocritica sulla propria vita. Essi sono caratterizzati da un estremo cinismo che lasciano trasparire una profonda tristezza e depressione nella vita dell’oscuro detective che a tratti verrà svelata.
Il suo compagno di indagini, il detective Marty, invece, è molto diverso da lui. Ci viene presentato come una persona rude, impulsiva, un ubriacone che tradisce spesso la moglie, Maggie (Michelle Monaghan), il che causa inevitabilmente problemi in famiglia e con le sue due figlie. Ha un po’ i tratti dello zoticone americano, beone ma tutto sommato, nonostante i suoi lati negativi, è un personaggio positivo ai fini della storia, il quale riesce a cambiare e ad assumersi le sue responsabilità.
I cambiamenti di entrambi i personaggi li notiamo grazie al tempo di narrazione nel 2012 in cui troveremo un Marty più serio e responsabile, e un Rust alcolizzato fino all’inverosimile, trasandato, con capelli lunghi e barba non curati. Un uomo in pieno degrado.
I tempi di narrazione vengono fatti vedere in modo da svelare l’intero caso “Dora Lange” in un punto incrociato nella storia, tra il 1995 e il 2012 per poi passare a quest’ultimo che ne determina il presente.

Un altro elemento che rende veramente interessante questa serie e la distingue dagli altri polizieschi è la critica che essa fa alla Chiesa e il sistema di polizia stesso. Ciò che viene preso di mira e che accomuna queste due istituzioni è l’abuso di potere.
Il dialogo nella citazione in cui parlano Rust e Maggie è abbastanza eloquente. Ci sono casi di poliziotti, e non pochi, in cui essi si avvalgono del ruolo che ricoprono per fare “cose terribili e restare impuniti”. L’abuso di potere della polizia viene esemplificato dallo stesso Martin. In preda all’ira picchia un ragazzo andato a letto con la sua amante, senza timore di essere ripreso dalle autorità o di essere intimidito dalle minacce della ragazza che esclama con parole che risultano essere vuote “Get out or i call the cops!(Vai via o chiamo la polizia!)”.
Una scelta paradossale e coraggiosa da parte di Nic Pizzolatto (creatore e sceneggiatore della serie) di criticare la polizia attraverso i detective di un poliziesco, la quale rende perfettamente l’idea della denuncia.
Ciò che veramente viene preso di mira della polizia o della Chiesa (vedendo la serie capirete il perché riguardo la Chiesa) è la loro “intoccabilità”. Sia durante gli atti di abuso evidenziando una certa omertà verso le malefatte di queste istituzioni, sia dopo, facendo notare come le prove vengano insabbiate, revisionate od archiviate. Quel che viene denunciato è lo stato di ingiustizia in cui le suddette dovrebbero garantire da una parte la sicurezza civile e dall’altra spirituale, invece, in casi non isolati, sfruttano la divisa per i propri subdoli scopi.
Fortunatamente questi casi di ingiustizia sono relativamente di numeri contenuti.
Come osservazione finale volevo far notare come per l’appunto, e forse qualche spettatore me ne darà ragione, l’alone di mistero che a tratti si nota di più in True Detective è quello che si cela dietro queste potenti istituzioni e delle loro oscure trame, a dispetto di ciò che dovrebbe essere il thriller incarnato, in questo caso, nel cadavere della povera Dora Lange.

Antonio Carmando - ExtraTime - - Vai alla Home

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