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In Time: “Il tempo è denaro” e… vita

01/01/2015

Will Salas: I just want to wake up with more time on my hand than hours in the day.

 

Titolo: In time
Anno: 2011
Regista/Sceneggiatore: Andrew Niccol
Genere: Fantascienza, thriller, azione, drammatico
Attori principali: Justine Timberlake (Will Salas), Amanda Seyfried (Sylvia Weis), Johnny Galecki (Borel), Olivia Wilde (Rachel Salas).


Ci troviamo catapultati nel 2169, in un futuro dove le persone sono programmate geneticamente per vivere fino a 25 anni. Ogni persona ha un timer sul proprio braccio che segna la propria durata vitale e la gestisce proprio piacimento, prestando o donando ore della propria vita ad altri. La particolarità di questo sistema è che il tempo è anche la nuova valuta, il quale possono aggiungerlo o toglierlo alla durata minima dei 25 anni. Siamo all’interno di un mondo in cui da una parte si favoriscono i ricchi che, ovviamente, possono vivere tendenzialmente in eterno avendo una paga altissima. Dall’altra i poveri si guadagnano da vivere, nel vero senso della parola, come possono e per loro le aspettative di vita si aggirano massimo verso i cinquant’anni. C’è dunque uno squilibrio tra ricchi e poveri che determina non più solo la miseria di questi ultimi, ma la loro morte inesorabile. Quando il timer si azzera, ovviamente, si muore, pertanto si parla non tanto di morti ma di azzerati.
Il nostro protagonista Will Salas (Justine Timberlake) cerca di ribellarsi a questo sistema spregevole con l’aiuto della figlia di un uomo ricco che, resasi conto delle condizioni reali dei poveri, decide di aiutarlo andando contro il padre e i nobili.

Una lotta contro il tempo, non a caso, per risollevare le sorti dell’umanità, e ribellarsi a questo dominio dei ricchi e potenti sui poveri che schiaccia ogni diritto alla vita inalienabile dell’uomo.
La storia del film ha un’originalità unica che è stata giustamente elogiata. Tuttavia il film non ha avuto un grande successo poiché è stato criticato il poco sviluppo caratteriale dei personaggi che effettivamente non è un granché. Inoltre presenta qualche buco di trama: non viene spiegato bene come si arriva a questo tipo di sistema e cosa esso comporti realmente sulla salute reale del pianeta che, a mio parere, con un mondo del genere andrebbe sicuramente allo scatafascio.
Io credo però che ci siano molte pellicole che hanno ricevuto anche riconoscimenti alti i quali presentano ugualmente una trama non eccezionale né originale. Per cui penso che In Time meritasse almeno una candidatura all’Oscar per la sceneggiatura originale.

Il film è una forte critica allo squilibrio tra ricchi e poveri che specialmente in alcuni Paesi determina la morte di questi ultimi per la miseria in cui vivono contrapposta al lusso e allo spreco dei potenti.
Fa riflettere su tematiche come “I soldi non fanno la felicità” che personalmente trovo una gran cavolata, anche se non totalmente.
Un altro tema è l’antimeritocrazia di chi nasce nel lusso e ha una vita facile a differenza di chi non ne è provvisto e deve farsi strada con sudore e fatica con una probabilità non proprio bassa di non veder ripagato il proprio impegno. Da qui ne deriva quindi anche la non valorizzazione del contributo di chi merita davvero una gratificazione adeguata.
Infine i personaggi ricchi all’interno del film rappresentano anche coloro che si arricchiscono a discapito degli altri, persino i propri simili. Mettono in risalto un’umanità senza scrupoli, pronta a pugnalare alle spalle chiunque per i propri scopi e vantaggi.
Per fortuna il lungometraggio presenta un barlume di speranza che torna a riequilibrare le vite di ognuno di noi, ristabilendo l’ordine di merito e mostrando che se ci si mette davvero d’impegno allora ci sarà quasi sicuramente un’adeguata ricompensa.
In questo clima di riequilibrio lo spettatore tira un sospiro di sollievo pensando che del resto non c’è sempre ingiustizia e che, a differenza del film, il tempo è denaro… ma il denaro non è vita.

Antonio Carmando - ExtraTime - - Vai alla Home

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