“Assoluzione” è una graphic-novel di Batman, opera di J.M. De Matteis e Bryan Ashmore, pubblicata in Italia da RW Lion.
La considero una delle storie più belle del personaggio, malgrado da noi non abbia avuto la fortuna che meritava. Resta comunque facilmente reperibile nelle fumetterie.
La storia inizia con l'attacco alla Wayne Enterprises da parte dei "Fratelli di Maya", un gruppo terroristico, che lascia dietro di sé una scia di morte e dolore.
Dieci anni dopo, il Cavaliere Oscuro è ancora sulle tracce della mente che ha architettato l’attacco, una donna che ora vive dall’altra parte del mondo ed è diventata una missionaria.
“Si può cambiare davvero?”, è la domanda.
Ma soprattutto, il cambiamento è sufficiente per meritare “l’assoluzione”?
L’uomo pipistrello non ci crede: Sorella Luna (come la chiamano le missionarie a Nuova Delhi), per lui resta Jennifer Blake, un ‘assassina. Eppure, quando ne avrebbe l’occasione, invece di ucciderlo gli cura anche le ferite.
Quello che viene fuori da questo cupo affresco di palazzi ed anime in fiamme è la storia di due vite, quella di Bruce Wayne e di Jennifer, accomunate dall’ingiustizia e dal dolore che li ha portati, in modi diversi ma allo stesso tempo simili, a confondere la giustizia con la rabbia.
Forse, ce ne accorgiamo nel bellissimo dialogo che avviene tra i due in una stanza buia, calda, meravigliosamente dipinta da Ashmore, mentre lei ha trovato il modo di fuggire da quello che era, lui è ancora intrappolato in quella maschera di paure e rimorsi che lo rendono duro, inflessibile, a tratti addirittura più crudele dei suoi stessi nemici.
Come spesso accade con Batman, anche stavolta i dubbi dell’eroe sono gli stessi che proviamo noi quando accendiamo la tv e guardiamo uomini incappucciati seminare morte.
Ma può la violenza essere sconfitta uccidendo il violento?
Non c’è risposta, nella vita come nel fumetto.
Il villaggio dove sorge il ritiro spirituale verrà attaccato e dato alle fiamme dai "Fratelli di Maya", guidati ora un ex compagno di Jennifer. Lei morirà per salvare una bambina.
Nella sequenza finale, le sorelle missionarie e la gente del villaggio cremano il suo corpo celebrandola come un’ eroina e una fonte di ispirazione, mentre per Batman era sempre stata d’accordo con gli altri terroristi fino alla fine.
Eppure, qualunque sia la verità, ormai è libera, molto più dell’uomo sotto la maschera, e chi non ha la forza di assolvere, forse, non può avere, e non ha avuto, nemmeno la capacità di giudicare.
E poi, per tutti, Jennifer è un esempio di vita, e la gente ha bisogno di credere in qualcosa; credere che un mondo diverso sia possibile, che esista qualcuno che abbia dato la vita per difenderne un’altra.
Perfino Batman, secondo cui “I miracoli non esistono e non esiste alcun Dio”, con quel “Ti prego…” sussurrato mentre stringe tra le braccia la bimba esanime che gli ha affidato Sorella Luna prima di morire, ha bisogno di credere che una bimba raccolta tra le fiamme possa tornare a respirare.
Così, prima di andare via, l’uomo col mantello si avvicina alla lapide di quella che ora è davvero solo Sorella Luna, e le lascia una rosa.
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