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Goodbye Lenin: Storia di una emozionante riunificazione

04/12/2014

Alex:“La sera del 7 ottobre 1989, svariate centinaia di persone si radunarono nel centro di Berlino per sgranchirsi un po’ le gambe. Rivendicavano il diritto di passeggiare senza muri fra i piedi.”

Alex:”Ma la mamma non si svegliava. E quel profondo placido sonno che l'avvolgeva le permetteva di gravitare come un satellite attorno al nostro piccolo pianeta e alla nostra tormentata Repubblica.[…]Neppure le soavi note del concerto tenutosi davanti al municipio di Berlino Ovest la svegliarono. Né si accorse della compravendita di mattoni usati più lucrosa della storia.”

 

Titolo: Goodbye, Lenin!
Anno: 2003
Lingua originale: tedesco
Genere: Commedia, drammatico
Regista: Wolfgang Becker
Sceneggiatori: Wolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
Musiche: Yann Tiersen
Attori principali: Daniel Brühl (Alexander “Alex” Kernel), Katrin Sass (Christiane Kerner), ?ulpan Nailevna Chamatova (Lara), Maria Simon (Ariane Kerner), Florian Lukas (Denis Domashke), Burghart Klaussner (Robert Kerner).


Sarò poco oggettivo (come sempre) con questa affermazione: questo film mi emoziona ogni volta che lo guardo, non posso proprio fare a meno di rivelarvelo.
Trama molto ben sviluppata e basata su un caso vero di una donna che si è risvegliata dopo il coma, e il mondo attorno a lei era cambiato.
Proprio come accade alla nostra Christiane Kerner (Katrin Sass), vittima di un infarto nel vedere suo figlio percosso dalla polizia, a causa dell’ennesima manifestazione contro il regime comunista che opprime la parte Est della Germania. Ci troviamo, in questa scena, nel 7 ottobre del 1989. La donna rimarrà per otto mesi in coma, sotto gli occhi in lacrime dei figli, Alex (Daniel Brühl) e Ariane Kerner (Maria Simon). Durante questo arco temporale, il mondo cambia. Esattamente, non a caso ho detto “il mondo”. Due mesi dopo crolla il muro di Berlino (9 novembre, prima ideologicamente con l’apertura della frontiera, e poche settimane dopo, fisicamente inizia ad essere demolito), portandosi nel baratro quarant'anni circa di socialismo. Da quel momento in poi c’è il decadimento progressivo dei comunismi di tutto il mondo. Dopo il crollo del muro, la Germania è prossima alla riunificazione dei due blocchi precedentemente contrapposti: Berlino Ovest e Berlino Est.
La trama si svolge tutta attorno al risveglio della madre. Il dottore raccomanda di non causare reazioni emotive forti nella madre, altrimenti si rischierebbe un altro infarto. Così Alex, che è anche la voce narrante, per evitare che possa avere una reazione eccessiva al profondo cambiamento avvenuto nel Paese, decide di farla rimanere nel “mondo di prima”. Da qui vediamo come la casa dei Kerner sia stata soggetta alla rivoluzione dei consumi di stampo occidentale, e non più ornata di arredamenti della vecchia Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Quindi Alex con l’aiuto della sorella, sempre più riluttante all’idea, riarreda l'appartamento com’era prima.
Christiane viene riportata in casa, incapace di alzarsi dal letto. La storia va avanti con un sacco di trovate da parte del protagonista per far credere alla madre di essere ancora nella Berlino Est. Servizi televisivi giornalistici fasulli, montati assieme all’amico Denis (Florian Lukas), ripescaggio di oggetti simbolici della vecchia repubblica, convincere degli amici di famiglia, studenti della madre, nel recitare la parte di essere ancora nel blocco est. Il tutto è accompagnato dalle note soavi del pianoforte di Yann Tiersen, genio indiscusso della musica classica contemporanea ed eccellente compositore e polistrumentalista.
Ci tengo a sottolineare la colonna sonora perché accompagna benissimo la storia, e si sposa benissimo con le scene, in particolare con quelle dei ricordi di Alex. Come se ogni scena drammatica non colpisse lo spettatore, ma, grazie alla musica, lo accarezzasse facendolo rimanere estasiato e commosso allo stesso tempo.
Un’altra tra le tante cose che mi hanno colpito di questo film, è il riuscire egregiamente a mostrare i cambiamenti sociali durante la Riunificazione. Riarreda la casa con lo stile precedente; va a cercare i cetriolini dello Spreewald che tanto piacciono alla madre, ma che non sono più in commercio, cosicché deve camuffare verdure simili e travasarle in altri recipienti con tanto di etichetta; fa svolgere all’amico dei servizi giornalistici che raccontano le vicende per filo e per segno. Queste e tante altre azioni che il protagonista compie, ci aiutano a capire come la vita pubblica sia cambiata. Alex ci mostra l’occidentalizzazione dei consumi, gli usi e i costumi prima e dopo la caduta del Muro, le vicende tumultuose che si vivevano quasi tutti i giorni grazie al telegiornale.
Alex riscrive la storia però dando la vittoria al socialismo, mostrandolo come un modello esemplare da imitare anche per le repubbliche occidentali. Del resto è il socialismo che lui ha sempre desiderato e ciò si evince dalla frase “Devo ammetterlo, ormai il gioco mi aveva preso la mano. La Repubblica Democratica che stavo creando per mia madre, assomigliava sempre più a quella che avrei potuto desiderare io”.
Vi svelo solo una piccola scena centrale-finale, che si può carpire dal frame che ho messo immagine dell’articolo. La madre riprende a camminare senza essere controllata da nessuno, così lentamente scende in strada e nota con grande stupore una nuova moda, simboli neonazisti, arredamenti differenti, occidentali. Ma la cosa più scioccante che le si presenta proprio davanti ai suoi occhi e questa: un mezzo busto staccato da una statua di Lenin trasportato da un elicottero. Qui avviene lo shock del cambiamento, la rimozione del velo illusorio, il ritorno alla realtà, il tutto accompagnato da una musica trionfale. Scena rivelatoria e ad alta carica simbolica, che spiazza persino lo spettatore, nonostante sia già consapevole di cosa sta accadendo.

Film drammatico ma con scene che ci fanno molto sorridere fatte di incomprensioni, fraintendimenti e incongruenze dati dalla incapacità di mantenere la madre in un mondo passato che è molto differente da quello presente. La caduta del Muro di Berlino è un evento epocale che ha segnato tutto il mondo e un’intera generazione, e Goodbye Lenin lo presenta a mio parere alla perfezione. Il significato vero del film è che se la persona non vuole il cambiamento, il cambiamento prima o poi spinge quella persona verso di sé, e la forza a prendere contatto con la realtà.

 

Antonio Carmando - ExtraTime - - Vai alla Home

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