Diciamolo, Roberto Recchioni è, prima che un ottimo fumettista, un eccellente comunicatore.
Basta prendere in mano una qualsiasi delle sue storie (anche la bruttissima serie Orfani) per rendersi conto che i soggetti hanno sempre, o quasi sempre, alla base quella deriva della cultura di massa, influenzata dai media, che occupa i principali salotti di discussione in materia di Sociologia. Insomma, può piacere o no, ma è comunque uno che prima di scrivere studia, si informa.
Appena arrivato alla guida di Dylan Dog ha subito catalizzato l’attenzione e le attese dei fan con un annuncio in grande stile: la testata sperimenterà radicali cambiamenti e vedrà l’uscita di scena di alcuni personaggi cardine per lasciar spazio ad altri. In poche parole, Rivoluzione!
L’operazione ha avuto da subito la benedizione di Tiziano Sclavi, che Dylan l’ha creato trent’anni fa e già da un po’ sosteneva che il personaggio avesse bisogno di un rilancio che passava necessariamente attraverso una rottura col passato.
Si sa, i tempi di scrittura e pubblicazione dell’editoria sono lunghi, e per un anno e mezzo (era il Maggio 2013 quando Recchioni annunciava tutto ciò) la rivoluzione è stata solo “attesa”.
Il nuovo corso sarebbe partito con “Spazio Profondo” e “Mai più Ispettore Bloch”, in edicola a Settembre e Ottobre 2014.
Bene, li ho letti entrambi, ed ecco un po’ di pensieri.
Di solito i fumetti, soprattutto quelli in cui il protagonista funge da perno come in casa Bonelli, si analizzano sotto due aspetti: la storia in sé e sotto il profilo della continuity.
Siccome in Dylan Dog, finora, l’unico elemento di continuità è stato “quale ragazza si farà Dylan in questo numero?”, l’analisi si è sempre basata solo sul primo aspetto.
Insomma, abbiamo avuto storie belle, bellissime, brutte, ma mai una “serie”.
Questo è un limite? Chi Dylan Dog non riesce proprio a digerirlo, o lo guarda come un fumetto di solo intrattenimento che prende spunto da questo o quell’altro b-movie, risponderà ”assolutamente sì”; i fan, e sono milioni in tutto il mondo, risponderanno invece che il personaggio nasce apposta per “rigenerarsi” ad ogni episodio e la stessa figura del detective nella letteratura ha sempre funzionato in questo modo.
A mio parere, le motivazioni dei secondi sono molto deboli, non fosse altro perché il primo obiettivo del nuovo corso targato Recchioni è proprio di mettercela questa continuity.
Allora, analizziamo questi due numeri sotto entrambi gli aspetti.
Partiamo dalle storie: sicuramente entrambe sono molto belle. “Spazio profondo” vede protagonista un Dylan che non è nemmeno più lui, ricreato nel futuro (anno 2347) per scoprire cosa si nasconde dietro la morte dell’equipaggio di una stazione orbitante. Da segnalare i bellissimi disegni (l’albo è a colori) di Nicola Mari.
In “Mai più Ispettore Bloch” il simpatico ispettore va finalmente in pensione. A Londra, nel frattempo, la gente sembra “non riuscire più a morire”, compresa la nuova cliente di Dylan.
Il soggetto è di Paola Barbato, cui pare sia stato affidato un ruolo chiave nella “squadra del rilancio”. Una sottile aria di nostalgia ci accompagna in una storia in cui i protagonisti sono persone smarrite, rimaste sole, gente a cui “la vita non assomiglia”, come dirà Dylan alla fine. Bruno Brindisi (ai disegni) lascia poco spazio allo splatter, restituendoci un caos di uomini soli di cui la Morte stessa, nel dialogo finale con Dylan, sembra aver compassione.
Adesso analizziamo lo stesso materiale, o proviamoci, come “inizio di una serie”.
Anche quì qualcosa sembra finalmente muoversi.
Se da un lato il finale dell’avventura spaziale dell’indagatore dell’incubo può definirsi una sorta di “partenza dalla fine”, in cui sarà interessante scoprire chi e come ha dato vita agli spettri, dall’altro, nel presente, non tanto il pensionamento di Bloch (che continuerà a comparire negli speciali, ambientati, per il momento, prima della rivoluzione) ma la nuova strana coppia di zombie cui Dylan ha involontariamente concesso di vivere in eterno apre altri scenari interessanti, e non è detto che non possano fondersi.
L’importante sarà stare sul pezzo, non lasciare pause interminabili tra un avvenimento e l’altro, come accaduto in passato.
Se una rivoluzione ci sarà davvero ce lo diranno i prossimi numeri, ma una cosa ho sempre pensato: Dylan Dog ha tanto da dire, sicuramente più di quanto ha fatto finora, e allora in bocca al lupo a Recchioni e ai suoi.
In conclusione, oltre a segnalare la divertente e un po’ maligna citazione su “The walking dead”, devo aprire una piccolissima parentesi su “Scritti nella sabbia” speciale di Settembre.
Il nostro Dylan si trova ad indagare in una casa che sembra sospesa alla fine del mondo, su una scogliera, dove un postino abbandona delle lettere in riva al mare. Uno dei migliori speciali della testata, una riflessione su ciò che è la vita, e come il tempo ci sfugge, inesorabile.
Un fumetto che si ha appena il tempo di sfogliare, eppure le pagine passano in fretta, troppo in fretta...
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