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Nuvole d'arte Il numero 100: come ci sono arrivati

22/09/2017

Amici! Cliccate tasto destro del mouse sul link in alto e salvatelo sul vostro pc, stampatelo e conservatelo affinchè la vostra discendenza abbia la prova che questo giorno è esistito e che voi avete avuto il privilegio di viverlo. Quello che state leggendo è il centesimo articolo di Nuvole d’Arte!
Mentre butto giù queste righe le mani battono tremanti i tasti tradendo l’emozione e nella mente si affollano le immagini e i protagonisti che in tre anni hanno riempito questo spazio, avventure che mi hanno segnato e storie nuove che ho avuto il piacere di apprezzare insieme a voi e, qualche volta, perfino di scoprire dietro vostro suggerimento.
Scrivere è un’esperienza bellissima, un privilegio tanto quanto un serio impegno. Trovare le parole giuste non è sempre facile, soprattutto quando si tratta di narrare eroi e trame che possono avere infinite chiavi di lettura e posso assicurarvi che di giornate in cui le idee latitavano ce ne sono state tante; ma ancor di più, e ben più difficili da gestire, sono state quelle in cui ce n’erano troppe. Riempire un foglio bianco richiede la giusta alchimia tra ciò che bisogna dire e quello che va lasciato scoprire al lettore, è un camminare in equilibrio sulla linea di confine tra il raccontare la storia per come si presenta e a seconda di quello che ci ha lasciato dentro. Emozioni e soddisfazioni che invito tutti voi a sperimentare.
Fatta questa doverosa autocelebrazione dobbiamo riconoscere alla redazione di Topolino di aver tagliato lo stesso traguardo giusto qualche decennio prima di noi, precisamente il 10 Ottobre 1954. Copertina e quarta con protagonista Paperino alle prese con Zio Paperone prima e i nipotini poi, il quindicinale (mensile fino al 1952 quando un vero e proprio referendum istituito dai seguaci della testata spinse la casa editrice a cambiarne la periodicità) edito da “Arnoldo Mondadori Editore” e diretto da Mario Gentilini pubblicava tra le altre la prima parte di “Paperino e i Ribelli del Rif”, soggetto di Guido Martina e disegni di Carpi e Chierchini, dove un Paperino impegnato come attore sul set di un film prodotto da Zio Paperone in Marocco finisce per ritrovarsi coinvolto nel conflitto tra i ribelli locali e la Legione Straniera. Politicamente scorretta, piena di scene violente e rimandi a questioni raziali la storia ha avuto pochissime ristampe e tutte opportunamente rivedute; ciò ha contribuito con gli anni a rendere “Topolino 100” tra i fumetti più appetiti dai collezionisti. Verificatelo confrontando il prezzo dell’epoca, 80 lire, con il valore di oggi.
Quando “La storia di Dylan Dog” debutta in edicola nel 1995 è passato un decennio dalla nascita dell’Indagatore dell’Incubo. Per l’occasione Tiziano Sclavi sceglie di tirare un po' i fili e provare a chiarire alcuni dubbi che affollano la mente dei fans, su tutti la provenienza di personaggi come Xabaras e Morgana uniti ad altre dinamiche lasciate più o meno in sospeso fino a quel momento. Il risultato, dispiace dirlo, è un interminabile spiegazione di questo e quell’altro, più un riassunto delle puntate precedenti che una trama celebrativa. Per molti “Dylan Dog 100” è il punto di partenza dell’inesorabile parabola discendente della qualità della serie; a mio parere questo questo non è affatto vero, è un albo noioso e basta.
Di ben altro spessore “Nathan Never - Il numero cento”, con cui Bepi Vigna e i disegni, a colori per l’occasione, di Roberto del Angelis costruiscono un thriller psicologico ricco di colpi di scena, ma la cui unicità risiede soprattutto nel ritratto che emerge tra le pieghe del racconto con le incertezze del “nostro” mondo che nel 1999 si affacciava al Nuovo Millennio pieno di curiosità e speranze, ma anche con qualche ansia e il timore di chi non sa cosa aspettarsi dal tempo che corre.
E’ invece un senso di impotenza quella che proviamo quando i Salvatori mettono in ginocchio uno ad uno i componenti del gruppo capeggiato da Rick Grimes e l’uomo con la mazza da baseball chiodata inizia una drammatica conta che terminerà sul volto esterrefatto di Glenn, disgusto e paura quando Lucille si abbatte sulla sua testa spaccandogli il cranio in due facendogli schizzare gli occhi dalle orbite, rabbia di fronte al pianto di dolore di Maggie e dei suoi amici mentre il rumore delle ossa frantumate ci risuona nella testa. “The Walking Dead – Quel che fa paura” è il sasso che smuove l’acqua, la goccia che fa tracimare il bicchiere, il mattoncino che una volta smosso fa crollare l’intera struttura. In poche pagine Robert Kirkman e Charlie Adlard descrivono nei minimi particolari le dinamiche psicologiche e fisiche di un omicidio, il dramma di chi vi assiste, l’adrenalina e la sensazione di onnipotenza che finisce col pervadere chi lo commette. Dal punto di vista artistico la costruzione della scena, il taglio, il semplice monologo con cui la follia di Negan si mostra in maniera brutale e la perfetta proporzione tra quel che si vede e il resto che c’è intorno e si può solo percepire rendono “TWD – Chapter 100” qualcosa che, ancor oggi, non trovo il giusto modo di descrivere.
Dal West di Tex alle foreste di Zagor, passando dalle buie strade di Tokyo al cielo di Metropolis o alle distese infinite del Grande Blu esistono infiniti numeri 100 da scoprire. Mentre voi vi date da fare per dimostrarvi che in questo periodo non siamo stati a far nei prossimi giorni pubblicheremo i link dei servizi che abbiamo realizzato in occasione del FantaExpo di Salerno.
Oltre ad anticiparvi che presto torneremo, contraddico una delle prime regole del bravo scrittore e mi ripeto. Grazie ancora amici, e a presto.

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