Con Michele Carfora e Giorgio Pasotti, due volti di primo piano dello spettacolo italiano, ha preso il via Cinema è Teatro. L’evento, nato da un’idea di Claudio Tortora e il Maestro Maurizio Scaparro, realizzato dal C.O.S. con il sostegno della Regione e del Comune di Salerno, prosegue sabato 29 ottobre alle 16.30 al Teatro Delle Arti di Salerno.
Questa volta sarà il concetto de “L’amore”, secondo la versione cinematografica di Roberto Rossellini del 1949, a far da filo conduttore del focus, al quale prenderanno parte Stefano Pignataro, presidente del Consiglio degli studenti Dipsum – Dipartimento Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Salerno, il professore nonché autore di romanzi Michele Ingenito, ed il direttore artistico Tortora.
La scelta non è casuale. Il film si compone di due parti molto differenti tra loro, “Il miracolo” e “la voce umana”. Si discuterà su quest’ultima, tratta dall'omonima opera teatrale di Jean Cocteau del 1930 che vede la straordinaria interpretazione di Anna Magnani, la stessa che più avanti porterà lo stesso testo anche al teatro. Nulla mette in comunicazione con il primo episodio (girato tra l’altro in Costiera Amalfitana), se non il fatto che protagonista e regista siano sempre Magnani e Rossellini, all’epoca legati da un sentimento d’amore appassionato ma anche litigioso, specie quando lei scoprì uno scambio di telegrammi con una “certa Ingrid Bergman”. Il tradimento fu motivo di grande dolore per l’attrice, lo stesso che sembra riaffiorare nella finzione scenica.
Alle 18, in collaborazione con la cineteca di Bologna, la proiezione “L’amore - la voce umana”, quasi una trasposizione della triste realtà che la Magnani viveva in contemporanea. In scena una donna al telefono in una stanza da letto: dopo essere stata lasciata, telefona al suo amante (del quale non si sente mai la voce all'altro capo del telefono) che ama ancora. Tra attese snervanti e crisi di pianto, pregando che il telefono squilli o che il campanello suoni recando notizie dell'amato sfuggente, il fascino di questi 35 minuti si fonda su un'atmosfera chiusa, pesante e claustrofoba, e si regge sulle doti espressive, drammatiche ed interpretative della protagonista.
Intanto, nel tentativo di scoprire quanto e cosa attinga l’uno dall’altro, se questi due metodi di fare arte siano stretti in un legame di contrapposizione o proficua collaborazione, per la III edizione dell’evento è già tempo di bilanci. I primi protagonisti non hanno saputo né scegliere, né dividere.
Michele Carfora, performer italiano tra i più acclamati e riconosciuti, che sul palco del Delle Arti si è di recente confrontato con oltre 40 giovani ballerini assetati di musical, afferma di sentirsi più che mai “traghettatore” di entrambe le anime, cinema e teatro appunto. «Quest’inverno sarò “Un Americano a Parigi – annuncia l’artista – la pellicola del 1951 che diventa musical. Ma tante sono state nella mia carriera le trasposizioni teatrali che ho interpretato e che in realtà hanno avuto una prima versione cinematografica. Non ultimo il musical “Poveri ma belli” con Bianca Guaccero». Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio Pasotti. «Difficile stabilire il limite tra queste due forme d’arte – aggiunge l’attore – divido i progetti tra belli e brutti, non m’interessa il mezzo con cui lo faccio. Se emoziona lo farà al cinema quanto al teatro. Vero è che entrambe meriterebbero una platea più giovane».
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